I primi sintomi della polmonite atipica sono quelli si una forte influenza: febbre alta, mal di testa, mal di gola, starnuti e tosse, brividi, dolori muscolari; qualche volta possono sopraggiungere eruzioni e diarrea. In seguito subentrano difficoltà di respirazione. L’incubazione dura dai 2 ai 7 giorni. Mortalità
La mortalità è di 3-5 casi su 100. Le condizioni degli ammalati peggiorano molto rapidamente, entro cinque giorni dai primi sintomi. Si discute ancora su contagiosità e infettività del morbo. Secondo alcuni ricercatori la Sars si diffonderebbe per via aerea, sarebbe cioè veicolato attraverso l’aria emessa dalle persone infette. E per questo sarebbe così estremamente contagioso. L’OMS e la autorità sanitarie di Hong Kong hanno invece affermato che la trasmissione avviene solo attraverso minuscole gocce di liquido emesse con starnuti e colpi di tosse, e quindi quando c’è un contatto alla distanza massima di un metro tra individui infetti e sani. Il virus potrebbe anche sopravvivere sino a sei ore su oggetti contaminati.
Le cure
Non esiste ancora una cura specifica. I pazienti sono trattati con ribovirina, un farmaco antivirale, antibiotici e steroidi. Un’equipe medica di Hong Kong ha dichiarato di avere ottenuto buoni risultati somministrando agli ammalati più gravi dosi di siero prelevato dai contagiati che avevano manifestato una buona capacità di ripresa. Questo farebbe supporre che alcuni individui riescano a produrre anticorpi contro l’infezione.
Le cause
I ricercatori dell’Ospedale Principe del Galles e dell’Università cinese di Hong Kong hanno scoperto che la Sindrome respiratoria molto acuta (Sars) è causata da un virus che appartiene alla famiglia Paramyxoviridae, della stessa famiglia degli agenti che causano i comuni raffreddori. Vecchi membri della famiglia del paramyxovirus sono molto noti, come il virus del morbillo, ma i nuovi componenti sarebbero secondo il microbiologo dell’Università di Bologna Michele La Placa, molto patogeni.
Da dove viene
Si ritiene che il punto di partenza dell’attuale epidemia sia stato Hong Kong. Il primo caso è stato accertato ad Hanoi il 26 febbraio scorso: era un americano di 48 anni, di ritorno da un viaggio d’affari a Shangai e Hong Kong. A identificare la malattia sul paziente, subito deceduto, è stato il medico italiano Carlo Urbani, anch’egli stroncato dalla polmonite killer. Un’epidemia precedente avrebbe riguardato la provincia cinese meridionale del Guandong, dove il primo caso sarebbe stato evidenziato il 16 novembre 2002, nella città di Foshan.
La medicina tradizionale cinese
In estremo oriente, con l’aumentare del numero delle vittime e dei contaminati dal misterioso virus Sars, molte persone sono tornate a guardare con speranza alla medicina tradizonale cinese.
Da Singapore a Hong Kong, passando per Taiwan e Pechino, il discorso è lo stesso: l’antica medicina cinese in realtà non offre alcuna garanzia contro la malattia, ma è ritenuta capace di rafforzare le difese dell’organismo.La tradizione cinese pensa che troppo calore favorisca l’ influenza e che quindi bisogna raffreddare il corpo per mandarla via. Su questo si trovano d’ accordo alcuni dei sostenitori della medicina tradizionale. Chen Keng Leon, da Singapore, sostiene che la medicina tradizionale aiuta le soluzioni a lungo termine, ma non le “guarigioni miracolose a breve termine”. Eguale consiglio viene da Taipei, dove Huang Yu-Han, invita i suoi pazienti a rafforzare il sistema immunitario.E da un medico di famiglia una serie di consigli “normali”, ma che possono aiutare a prevenire la polmonite: mangiare sano e soprattutto frutta, bere molta acqua, dormire bene ed evitare luoghi molto frequentati.