Rimandare i viaggi in estremo Oriente se non c’e’ assoluta necessita’ di partire verso questi paesi. Il consiglio arriva dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia che ricorda come ”l’epidemia di polmonite atipica e’ sicuramente piu’ diffusa in questi paesi. E che comunque ”in Italia non c’e’ allarme e la situazione e’ sotto controllo. Al momento sono solo due i casi sospetti, uno a Roma e uno a Milano – ribadisce il ministro nonostante le voci di altri pazienti ricoverati in altre citta’ italiane – e ci auguriamo non aumentino”. Anche se rispetto ad altri paesi, dunque ”possiamo stare tranquilli – aggiunge – gli scambi che ci sono giornalmente con i paesi dell’estremo Oriente, dove invece l’epidemia e’ piu’ consistente, richiedono grande prudenza, attenzione e cautele che gia’ sono state adottate”. Sirchia si riferisce ”alla pre-allerta in tutte le strutture del Servizio sanitario nazionale, soprattutto alla sanita’ di frontiera, perche’ possano raccogliere in tempo precocissimo eventuali segnalazioni e quindi inviarle per la diagnosi e per l’eventuale isolamento necessario affinche’ la malattia non si propaghi ulteriormente”. L’uomo ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma e’ da considerarsi un caso ”molto sospetto” di polmonite atipica. ”I casi devono per definizione essere ritenuti sospetti, perche’ non c’e’ stato ancora l’isolamento dell’agente causale responsabile della polmonite atipica. L’uomo ricoverato a Roma – ha spiegato Sirchia – e’ un assistente di volo della Cathay Pacific, proveniente da Hong Kong che stava gia’ male al momento della partenza. Dopo esserre arrivato a Roma, e’ stato in altre citta’ italiane prima di essere ricoverato allo Spallanzani. Per questo e’ ora obbligo delle autorita’ sanitarie ripercorrere e rintracciare tutti i ‘contatti’ da lui avuti. Si tratta di un’indagine epidemiologica per identificare le persone a rischio e monitorarle per evitare ulteriori contagi”. Secondo il ministro quindi, pur dovendo parlare di sospetto, il paziente ”ha molte caratteristiche cliniche della patologia. Per fortuna – aggiunge il ministro – le cure funzionano e gia’ non ha piu’ febbre”. Quanto alla sperimentazione condotta ad Hong Kong da alcune esperti che stanno inoculando il siero di alcuna pazienti guariti in altri ancora malati, il ministro avverte che ”bisogna stare attenti che questo siero non trasmetta virus di altro genere, come quello Hcv dell’epatite C o peggio dell’Hiv. Se fatto bene – ha concluso – puo’ essere un’iniziativa utile”. Il ministro ricorda che purtroppo ”al momento si e’ solo identificata l’appartenenza del virus alla famiglia dei coronavirus o polimixovirus, ma l’agente responsabile, con ‘nome e cognome’, non e’ stato ancora identificato”. Intanto si registrano ancora 75 nuovi casi di polmonite atipica a Hong Kong. Il bollettino governativo riferisce la continua escalation di infezioni che hanno raggiunto quota 685. Un altro paziente nel frattempo e’ morto facendo salire a 16 il numero delle vittime accertate in un mese. Secondo gli ultimi calcoli, nel mondo il virus avrebbe gia’ fatto 63 morti e infettato almeno 1.800 persone. Per cercare di arginare la trasmissione la citta’ cinese sta pensando a campi di quarantena. A suggerire l’ipotesi di zone isolate di contenimento sarebbe stato un deputato cinese, Li Wah-ming, del partito democratico, che ha suggerito quest’ipotesi per gli inquilini dell’edificio di Amoy Gardens, ”in caso l’epidemia continui a diffondersi. Un campo – ha detto – e’ gia pronto. Realizzato requisendo quattro villaggi vacanze appartenenti al dipartimento della cultura. Potra’ accogliere all’occorenza 1.050 persone”. Sale la psicosi tra i cittadini della citta’ asiatica che ora cominciano ad avere paura anche di uscire per fare rifornimento di generi alimentari. Colpa della dichiarazione di ‘Area infetta’, riferita all’intero territorio cittadino, che sarebbe apparsa sul sito di un quotidiano locale e via e-mail. Una dichiarazione pero’ smentita dalle autorita’ di Hong Kong. Il danno comunque e’ stato fatto. I cittadini sono terrorizzati ed evitano di andare nei negozi e nei supermercati per fare la spesa, luoghi che nel messaggio si diceva dovessero ”essere chiusi al pubblico”. Il falso allarme che ha gettato nel panico i cittadini di Hong Kong ”e’ frutto di un hacker”, dicono le autorita’ e il direttore del ministero della Sanita’, Margaret Chan, ha detto che ”il governo non ha intenzione di dichiarare ‘Area infetta’ il territorio di Hong Kong. Tanto che il nostro aeroporto e i nostri trasporti all’estero continuano a funzionare”.