«No alle politiche repressive, alla cura coatta e alla delegittimazione del servizio pubblico». E’ la risposta secca del Coordinamento nazionale delle Comunuità d’accoglienza (Cnca), arrivata ieri dall’assemblea nazionale della federazione riunita a Roma, al disegno di legge sulla droga preannunciato da Fini alla conferenza di Vienna.Il progetto del vice premier, lo ricordiamo, è imperniato sulla sanzione penale anche dell’uso di sostanze stupefacenti e sull’eliminazione della distinzione tra droghe pesanti e leggere. Come temono gli operatori del settore, la porposta Fini potrebbe essere approvata a giorni dal consiglio dei ministri, visto che il 9 giugno prossimo il leader nazionalalleato parlerà alla conferenza stato- regioni. Ma contro queste modifche nella politica sulle tossicodipendenze, il Cnca ha presentato un suo documento per far sentire la voce di chi, da oltre vent’anni, si confronta quotidianamente con l’abuso di droghe. Sono infatti trecento le cooperative sociali che aderiscono al Cnca (tra cui il gruppo Abele, Capodarco, Magliana 80, il Gabbiano e Parsec), oltre 50 mila i contatti annui con tossicodipendenti, alcoldipendeti e sieropositi, oltre 8 mila le persone prese in carico nel 2001 e 500 mila i giovani incontrati grazie ai progetti territoriali.
«Con le nuove politiche sulla tossicodipendenza – ha denunciato Riccardo De Facci, responsabile del gruppo tematico sulle dipendenze – si mira a un modello di consumo vecchio e si colpiscono i giovani usando l’immaginerio della paura». Cosa farà il governo, si chiede anche il presidente del Coordinamento, Lucio Babolin, con quelle 300 mila persone segnalate alle prefetture o con il 40% dei giovani che dichiarano di far uso, o aver fatto uso, di sostanze psicotrope? «Fini – ha denunciato De Facci -usa categorie scientifiche vecchie e non mette la persona al centro della propria strategia». Pienamente d’accordo anche Babolin, secondo il quale il governo «sta riproponendo un approccio completamente superato, sia dal punto di vista pedagogico, sia da quello scientifico».
Per il Coordinamento gli elementi fondamentali di una efficace la lotta alle tossidipendenze sono almeno quattro. Innanzitutto il rifiuto di qualunque politica repressiva che trasformi un problema sociale in una questione penale, poi l’ascolto e un percorso di recupero costruito ad hoc sulla persona, la netta opposizione ai tentativi di delegittimare i Servizi pubblici per le tossicodipendenze a tutto vantaggio di ben determinate comunità private e, infine, l’integrazione tra pubblico e privato sociale. Anche la crociata contro il metadone, denuncia il Coordinamento, va contro i risultati di anni di lavoro. «Con questo farmaco – ha commentato il presidente del Coordinamento – abbiamo salvato tante vite e abbiamo agganciato altrettante persone che altrimenti sarebbero state perse». Il modello che propone il Cnca, insomma, è assai più vicino alla strategia dell’Unione europea, articolata su lotta al traffico, prevenzione, cura-riabilitazione e riduzione del danno, che a quella del governo italiano. Allarmante per il Coordinamento anche la situazione carceraria, in particolare del carcere per i tossicodipendenti che, secondo de Facci «è tra le più vergognose d’Europa». Un problema che non si risolve certo con il coinvolgimento di operatori delle comunità nella gestione degli istituti di pena. Prossimo appuntamento al 26 giugno prossimo, giornata mondiale di lotta alle droghe. Coordinamento e FederSerd, infatti, scenderanno in piazza in 20 città per difendere il servizio pubblico e un approccio integrato al problema della dipendenza.