La Corte dei Conti USA (General Accounting Office) ha bacchettato l’amministrazione dell’NIH perché ha fatto un pessimo affare con la Bristol Myers Squibb sul Taxol, uno dei farmaci più usati nella chemioterapia contro i tumori.Taxol è stato sviluppato all’inizio degli anni Sessanta a partire da una sostanza, il paclitaxel, presente nella corteccia di una varietà di tasso (taxus brevifolia), identificata grazie a ricerche svolte dal National Cancer Institute. Nel 1991, dopo tutti i trial clinici, Bristol Myers Squibb ha acquisito i diritti per la commercializzazione del Taxol, sviluppando negli anni successivi nuovi processi di produzione e nuovi utilizzi del farmaco. Il contratto firmato dall’NIH gli ha fatto guadagnare a BMS 35 milioni di dollari in una decina d’anni. Peccato che per sviluppare il farmaco, secondo il GAO, ci siano voluti 484 milioni di dollari. Inoltre, il GAO rimprovera l’NIH perché non è riuscita a regolare il prezzo imposto dalla Bristol, come invece prevedeva il contratto. Nel frattempo, tra il 1993 e il 2002 la Bristol ha guadagnato 9 miliardi di dollari dalla vendita del Taxol. Gli acquirenti principali del Taxol sono ovviamente i servizi sanitari pubblici, che dunque si trovano a pagare alla Bristol un farmaco sviluppato in gran parte in ambito pubblico. La sanità pubblica è anch’essa finanziata dai cittadini. Questi si trovano dunque a pagare due volte la stessa cosa: prima con le tasse, poi con il mercato. Di fronte a casi come questi, ci si domanda come si possa ancora pensare che il brevetto per le strutture di ricerca pubbliche sia un fatto positivo. L’unico modo per cui il mercato potrebbe essere positivo per la ricerca pubblica sarebbe il controllo totale dall’inizio alla fine del processo produttivo, dunque un ritorno all’industria di stato. Ma per il singolo cittadino, anche questo rappresenterebbe un doppio costo. Dunque, una soluzione potrebbe essere l’eliminazione del mercato: abolire il brevetto per impedire monopoli e speculazioni, e sviluppare forme legali di difesa dell’interesse pubblico. Non lo statalismo, ma un sistema di protezione a garanzia del cittadino, che impedisca a chiunque di privatizzare i diritti e i saperi.