Ci sono piu’ fondi da destinare allo studio dell’Aids e i farmaci sono piu’ economici, ma la malattia si sta diffondendo piu’ velocemente rispetto ai tentativi che il mondo sta facendo per tenerla a freno. Lo ha detto oggi il segretario generale dell’Onu Kofi Annan.Rivolgendosi ai 136 leader mondiali e ministri intervenuti ad un’assemblea generale dell’Onu sull’Aids, Annan ha detto che nuove notizie rivelano che il mondo ha tristemente fallito negli obiettivi prefissati al Millennium Summit di tre anni fa. “Non possiamo affermare che sfide concorrenti siano piu’ importanti”, ha detto Annan. “Non possiamo accettare che venga fuori qualcos’altro che ci costringa a lasciarci alle spalle l’Aids. Uscira’ sempre fuori qualcos’altro”. Tra gli obiettivi del Millennium, quello di avere 3 milioni di sieropositivi nel mondo che fossero sottoposti a trattamenti farmacologici entro il 2005 e quello di arrestare l’epidemia entro il 2015. Ma solo 300.000 persone nei paesi in via di sviluppo hanno ora a disposizione medicine, nonostante le stime dell’Onu parlino di 5-6 milioni di persone contagiate che ne hanno bisogno. Il Brasile, l’unico tra i paesi in via di sviluppo che fornisce cure a tutte le vittime dell’Aids, ne conta un terzo. Nell’Africa sub-sahariana, 50.000 persone ricevono cure su 4.1 milioni che ne avrebbero bisogno. Il presidente francese Jacques Chirac sta cercando di convincere l’Unione Europea a donare 1 miliardo di dollari l’anno per un fondo mondiale per l’Aids, la tubercolosi e la malaria, se gli Usa faranno lo stesso. Il presidente americano George W. Bush ha proposto di stanziare 15 miliardi di dollari per l’Aids nei prossimi 5 anni. Il Congresso Usa ha autorizzato lo stanziamento di 1 miliardo di dollari a patto che il suo contributo non superi un terzo del totale, un segno di disagio con i progetti multinazionali.
Pochi giorni fa Le Nazioni Unite hanno annunciato la costituzione di una commissione speciale, incaricata di studiare l’impatto dell’Aids sulla stabilità economica, sociale e politica in Africa. La commissione sarà presieduta da Kingsley Amoako, capo della commissione economica per l’Africa con base in Addis Ababa, e inizierà i lavori il prossimo febbraio. Il primo rapporto sarà presentato entro giugno 2005. I 20 membri della commissione, scelti tra gli esperti mondiali di Aids, lavoreranno a stretto contatto con i governi a cui indicheranno i passi da seguire in caso di morte di membri del corpo insegnante, delle forze dell’ordine, del corpo politico e di altre categorie sociali essenziali. “Il nostro compito è aiutare i governi e le altre parti coinvolte per fare una mappa di quello che è già stato fatto e di quello che può essere fatto nella lotta contro Hiv/Aids”, ha dichiarato Milly Katana, membro della commissione a cui 13 anni fa è stato diagnosticato l’Hiv. “Un esempio molto visibile è il settore dell’insegnamento, dove gli insegnanti sono più veloci a morire che ad essere addestrati.” Altro membro della commissione è l’ex presidente dello Zambia, Kenneth Kaunda, che ha perso un figlio per le complicazioni sorte a causa dell’Aids. “Ho reso pubblico questo mio lutto perché ciò che andremo a combattere è il muro di silenzio che circonda l’Aids”, ha dichiarato Kaunda. Secondo i dati diffusi dalla Nazioni Unite, la pandemia è concentrata in Africa, dove il 70% della popolazione convive con Hiv/Aids. Circa 20 milioni di africani sono morti per Aids, e 25 milioni di bambini sono rimasti orfani. La speranza di vita nell’Africa subsahariana è scesa da 62 a 47 anni.