Alcuni ricercatori europei comunicano che lo strano fenomeno di un numero di CD4 costantemente elevato in presenza di un aumento della carica virale plasmatica durante il trattamento anti-HIV
sembra dovuto alla perdita di una proteina dell’involucro virale. Questa delezione genica fa sì che i monociti infetti rilascino nel circolo del paziente particelle virali non-infettive. Il dottor Abraham Karpas, della University of Cambridge Clinical School, nel
Regno Unito, e colleghi hanno analizzato campioni di sangue provenienti da sei pazienti che erano stati trattati con la terapia antiretrovirale
altamente attiva (HAART) per almeno 2 anni. Il test della reazione a catena della polimerasi (PCR) della viremia plasmatica risultava positivo, scrivono i ricercatori sul numero di ottobre del Journal of Medical Virology, ma il numero dei CD4 e le condizioni cliniche rimanevano stabili. Un esame biologico per rilevare l’HIV infettivo, nel quale dei globuli bianchi di persone HIV-negative venivano incubate con il plasma prelevato
dai pazienti, ha rivelato che il virus non era infettivo. Anche se i risultati del Roche Amplicor RT-PCR indicavano una viremia tra le 16.400 e
le 350.000 copie/ml, un test PCR per il gene env provirale risultava negativo. Secondo i ricercatori, al virus rilasciato dalle cellule nel corso del
trattamento con inibitori della trascrittasi inversa e inibitori della proteasi mancano delle proteine dell’involucro. L’incapacità delle particelle env-negative di infettare le cellule CD4 spiega così perché la viremia può aumentare senza una concomitante diminuzione delle cellule T. “La PCR è così sensibile che non distingue fra virus vivo e difettivo”, ha detto il dottor Karpas in un’intervista a Reuters Health. Quando i medici riscontrano un aumento della viremia, tendono a modificare i
regimi HAART, ha sottolineato. “I nostri risultati suggeriscono che, finché il numero di cellule T resta stabile, non c’è necessità di affrettarsi a
cambiare la combinazione di farmaci”.
Fonte: J Med Virol 2003;71:167-172