Per ottenere un vaccino terapeutico ”anziche’ lavorare su proteine intatte, bisognera’ modificare queste proteine, in modo che le parti meno variabili del virus dell’Aids siano esposte al sistema immunitario”.E’ il pensiero di Luc Montagnier, lo scienziato che nel 1983 scopri’ il virus dell’ Aids insieme a Robert Gallo, in relazione allo stato di avanzamento della ricerca contro la diffusione del virus Hiv e riguardo
alla possibilita’ di trovare un vaccino. Montagnier, che e’ anche presidente della fondazione mondiale di ricerca sull’ Aids dell’ Unesco, ne ha parlato a Firenze nel quadro di una serie di iniziative organizzate dall’ Istituto Stensen per celebrare i 50 anni della scoperta del Dna. Secondo Montaigner, quella indicata sarebbe la strada giusta per ottenere ”un vaccino terapeutico prima di arrivare ad un vaccino preventivo”. ”Bisogna ottenere un vaccino terapeutico per le persone gia’ contagiate
dalla malattia, in modo che, in questi soggetti gia’ colpiti, possa essere controllata la propagazione del virus. Ritengo – ha detto ancora – che un
vaccino terapeutico possa essere realizzato in pochi anni”. ”Dopo questa prima tappa si puo’ pensare di andare avanti per ottenere un
vaccino preventivo. Inoltre, questa ricerca di un vaccino preventivo non deve frenare gli sforzi fatti per ottenre un vaccino terapeutico”. Parlando della diffusione dell’ Aids in Africa, Montagnier ha affermato che ”l’ azione umanitaria, con strutture mediche e laboratori, e’ da fare, ma non avra’ impatto sull’ epidemia”. ”Perche’ vi sia un impatto e’ necessario certamente fare educazione – ha
spiegato lo scienziato -, ma serve anche avanzare la proposta di trattamenti terapeutici su persone che siano rimaste contagiate di recente, nelle quali il virus si trovi in uno stato precoce e si possa
ridurne la propagazione”. In Africa sono 30 milioni coloro rimasti infettati dall’ Hiv. Di questi, 3 milioni sono trattati con metodi di ”triterapia”. Tutti gli altri, 27 milioni di persone, ”una stima teorica” ha
sottolineato Montagnier, sono soggetti che ”non sanno di avere l’ Aids oppure non lo vogliono sapere per evitare di essere emarginati. Ecco, a
questi 27 milioni bisogna proporre trattamenti con farmaci non tossici e meno costosi”.