L’Organizzazione Mondiale della Sanità è intervenuta a sostegno della proposta di legge presentata dal governo Canadese che, se approvata, permetterebbe la produzione e l’esportazione di farmaci di qualità a basso costo verso il sud del mondo.“Lodiamo la rapidità con la quale il governo canadese intende rispondere al problema della scarsità di farmaci di qualità a basso costo nelle regioni più povere del mondo, e speriamo che altri paesi ne seguano l’esempio”, ha commentato il Dr. Lee Jong-wook, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Si tratta di una decisione che va nella direzione indicata dalla campagna ‘3X5’, lanciata dall’OMS in collaborazione con altre agenzie della Nazioni Unite, e che intende estendere il trattamento antiretrovirale a 3 milioni di persone entro il 2005”.
Il 7 novembre il Parlamento Canadese ha dato seconda lettura alla legge C-56 che si propone di emendare la legge canadese sui brevetti in modo tale da permettere ai produttori di farmaci generici canadesi di produrre ed esportare copie di farmaci il cui brevetto sia ancora valido. Il parlamento deve ora attendere gli emendamenti del Committee for Hearings. Successivamente la legge verrà discussa in terza lettura, e trasformata in legge, molto probabilmente all’inizio del 2004, quando il nuovo primo ministro, Paul Martin, che ha già dichirato pubblicamente di essere favorevole alla legge, sarà già in carica. La legge C-56 riguarda la produzione di generici per conto terzi e l’esportazione dei farmaci verso paesi in via di sviluppo la cui capacità produttiva non sia in grado di permettere la produzione locale. Il Canada è il primo paese a proporre un cambiamento nella legislazione relativa ai brevetti che tenta di mettere in pratica la decisione presa dai membri dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio il 30 agosto 2003 per permettere l’esportazione di farmaci generici verso paesi la cui capacità produttiva sia insufficiente a garantire la produzione locale. Una volta adottata, la nuova legislazione Canadese potrebbe portare ad una maggiore disponibilità di farmaci salvavita e ad un ulteriore riduzione dei prezzi nei paesi in via di sviluppo. Qualora lo stesso principio venisse adottato da altri paesi industrializzati, ciò potrebbe rappresentare un enorme passo avanti nel risolvere il problema rappresentato dai milioni di persone che non sono in grado di acquistare farmaci essenziali di cui avrebbero bisogno.
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