Le terapie efficaci contro l’Aids potranno risultare utili anche nella lotta contro i tumori non collegati al l’Aids? Per ora è soltanto un’ipotesi da verificare, che ha preso forma sulla base di esperimenti su cavie.Di certo, a partire dalla metà degli anni Novanta, molecole come l’indinavir, cioè gli inibitori della proteasi, oltre a ridurre la mortalità per Hiv, avevano fatto diminuire drasticamente i tumori correlati all’Aids (come il sarcoma di Kaposi e i linfomi cerebrali).
La sperimentazione. Ma ora c’è un fatto nuovo da registrare. Emergono dati che, se suffragati dalla sperimentazione sull’uomo, possono aprire prospettive nuove per le strategie oncologiche. Da studi condotti da Barbara Ensoli, direttore del «Reparto infezioni da retrovirus» del Laboratorio di virologia dell’Istituto superiore di Sanità, famosa per i suoi lavori pionieristici sul vaccino anti-Hiv, risulta che in topi senza Aids, con tumore (umano) del polmone, l’indinavir provoca un blocco o una netta regressione del tumore in una significativa percentuale di casi. Per accertare se lo stesso effetto può essere prodotto sull’uomo, ha già avuto inizio la sperimentazione clinica nel Centro di riferimento oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone.
Il protocollo. Alcuni pazienti con tumore non operabile al polmone sono già sottoposti al trattamento a base di indinavir. «Scegliamo malati che hanno risposto bene alla chemioterapia, e hanno ottenuto una riduzione del tumore. Aggiungiamo l’indinavir, con l’intento di stabilizzare la malattia e protrarre il più a lungo possibile il beneficio già ottenuto con la chemioterapia. Il farmaco anti-Aids, a quanto ha notato Barbara Ensoli, inibisce l’angiogenesi nel tumore, cioè blocca la produzione di nuovi vasi sanguigni, indispensabili alla crescita del tessuto neoplastico. «Se non si spezza questo processo, i vasi sanguigni si riformano continuamente e, dopo il rallentamento dovuto alla chemioterapia, il tumore riprende inesorabile la sua espansione – spiega Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica del Centro di riferimento oncologico di Aviano -. Con i miei collaboratori, in particolare con Cecilia Simonelli e Alessandra Bearz, abbiamo deciso di far partire la sperimentazione clinica dai casi di tumore inoperabile del polmone perché questo tipo di neoplasia ha bisogno di una ricca angiogenesi per espandersi. E poi perché si tratta della patologia tumorale più diffusa (30mila nuovi casi all’anno)». Il protocollo è stato approvato dal comitato etico del Centro di riferimento oncologico, e notificato al ministero della Salute. Appena si avranno i primi elementi indicativi, la sperimentazione clinica verrà descritta su riviste scientifiche internazionali. La ricerca di farmaci anti-angiogenesi è in corso da diversi anni nei laboratori di tutto il mondo. Ci sono altri anti-fattore di crescita dell’endotelio vascolare, rivelatisi efficaci – in aggiunta alla chemioterapia – nei tumori del colon retto, ma diversamente dal l’indinavir, possono provocare importanti effetti collaterali sulla coagulazione.