Una mutazione genetica prodotta dalla malattia fa sì che in caso di contagio con il virus Hiv, la sindrome progredisca più lentamente.All’università di Berkeley, in California, è stato condotto uno studio sulle possibili relazioni tra AIDS e vaiolo e se ne è tratta una conclusione sorprendente: in Europa la resistenza all’AIDS è più forte che altrove proprio grazie al vaiolo. Il 10% degli europei ha infatti una mutazione genetica, selezionata dall’organismo umano per resistere al vaiolo, che è in grado di disattivare una proteina dell’HIV: in coloro che presentano la mutazione in uno dei due geni che codificano questa proteina, nel caso in cui contraggano l’AIDS, la malattia progredirà più lentamente; chi invece possiede la mutazione in entrambi i geni, è pressoché resistente alla malattia. I risultati dello studio giungono al termine di una lunga analisi delle condizioni storiche e sociali dell’Europa, che hanno evidenziato come il vaiolo, radicato nel Vecchio Continente negli ultimi 2.000 anni, abbia interessato nei secoli la quasi totalità della popolazione. Questo particolare, unito alle affinità biologiche tra vaiolo e AIDS e al fatto che entrambi i virus si basano sull’RNA, hanno portato a concludere che si deve al vaiolo la mutazione che, oggi, protegge dall’HIV molti europei. L’ultimo caso di vaiolo nel mondo si è verificato nel 1977 in Somalia, e da allora non si sono più verificati casi in nessuna nazione. Attualmente tutti i virus noti del vaiolo sono conservati in condizioni di stretta sicurezza in due laboratori, uno negli Stati Uniti ed uno in Russia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980. La malattia è causata dal virus Variola major. Il periodo di incubazione è di circa 12 giorni. I sintomi iniziali isono febbre, dolori muscolari e mal di testa. Dopo 2-3 giorni dall’inizio dei sintomi, compare una eruzione cutanea molto caratteristica, evidente soprattutto sul volto, braccia e gambe, con piccole macchie rosse che compaiono tutte insieme e diventano vescicole piene di pus nel corso della seconda settimana di malattia. Successivamente le vescicole diventano croste, che cadono dopo 3-4 settimane dall’inizio dei sintomi. La letalità è circa del 30%. L’infezione si trasmette attraverso le goccioline di saliva di una persona infetta e la massima contagiosità si verifica durante la prima settimana di malattia. Siccome il vaiolo è causato da un virus, il trattamento con antibiotici non è efficace e l’unica precauzione è la vaccinazione (nell’illustrazione, Jenner mentre inietta un vaccino), ma poichè il vaiolo è stato eliminato a livello mondiale, la vaccinazione non è più necessaria. In Italia tale vaccinazione è stata sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981.