Un indice completo di ciò che la scienza fa contro l’Hiv. E’ il repertorio delle sperimentazioni terapeutiche edizione 2003.Quali combinazioni di farmaci antiretrovirali si associano con la minore insorgenza di alterazioni metaboliche, come l’aumento di colesterolo e trigliceridi? Esistono classi terapeutiche da preferire per evitare, o ridurre al minimo, quelle modificazioni dell’aspetto fisico (note con il nome generico di lipodistrofia) che rovinano la vita di molte persone alle prese con l’Hiv? Un regime da assumere una sola volta al giorno riesce veramente ad aumentare l’aderenza dei pazienti al trattamento, cioè la capacità di prendere tutte le pasticche al momento e nel modo giusto? E una maggiore aderenza si traduce in una maggiore efficacia terapeutica?
Queste sono solo alcune delle domande a cui clinici e ricercatori, italiani e non solo, cercano di dare risposta con gli studi attualmente in corso in un settore in rapida evoluzione come è quello dell’Hiv/Aids.
E per tenere il passo di questi cambiamenti e delle nuove direzioni in cui si muove la ricerca, ancora una volta (per il nono anno consecutivo) è l’associazione Positifs Onlus a venire in aiuto presentando l’ultima edizione del volume “Infezione da Hiv: Repertorio delle sperimentazioni terapeutiche. Edizione 2003”.
Scopriamo così che gli studi non si limitano a valutare efficacia e tollerabilità dei farmaci ancora sperimentali che presto arriveranno sul mercato (ce ne sono diversi in dirittura d’arrivo, o già approvati ma non ancora materialmente disponibili in ambulatorio) ma cercano anche di venire incontro alle difficoltà dei pazienti in trattamento.
È questa infatti la caratteristica che, più che in altre aree terapeutiche, accomuna gran parte delle ricerche sull’Hiv/Aids: l’attenzione alla qualità di vita dei pazienti in trattamento. Perché, se è vero che le potenti terapie attuali stanno trasformando l’infezione da Hiv in una malattia cronica (almeno nei ricchi paesi occidentali), è altrettanto vero che spesso sono proprio le difficoltà quotidiane (orari rigidi o digiuni da rispettare nell’arco della giornata, problemi di visibilità con amici e colleghi, o la gestione degli effetti collaterali, più o meno gravi che siano) a ostacolare un corretto rapporto con la terapia antiretrovirale.
«Questa raccolta di tutti i trial in corso rende evidente il fermento che agita il mondo della ricerca nell’Hiv/Aids – ha commentato Stefano Vella, direttore del neonato Dipartimento del farmaco dell’Istituto superiore di sanità ed ex presidente dell’International Aids Society – si cercano le stretegie piu’ opportune e le combinazioni piu’ promettenti. È il segnale che la ricerca non si ferma ma va avanti cercando risposte a nuovi interrogativi, avendo sempre come obiettivo la salute e la qualita’ di vita dei pazienti in trattamento».
Una ricerca viva e curiosa, quindi, quella che emerge dalle pagine del Repertorio. Ma che mostra tutti i suoi limiti. «Il volume sulle sperimentazioni terapeutiche è una ricchezza ma – ha amaramente notato Giampiero Carosi, direttore dell’Istituto di malattie infettive e tropicali dell’Università di Brescia – rende anche evidente la parcellizzazione tipica della ricerca italiana che ha tante buone idee (siamo al terzo-quarto posto al mondo per produzione scientifica) ma poca organizzazione». Tanti piccoli studi pilota, sicuramente interessanti, ma che rimangono limitati al regno dei numeri esigui: «è importante a questo punto costituire anche in Italia un grande gruppo collaborativo per portare avanti pochi studi ma veramente strategici» – è la sua proposta.
Come sottolineato dai numerosi esperti che si sono dati appuntamento all’Iss per la presentazione del volume, il Repertorio costituisce sicuramente uno strumento utile e prezioso per medici e ricercatori. «Ma può rivelarsi anche un potente alleato per gli stessi pazienti sieropositivi: si potrebbe arrivare presto a ricalcare le esperienze statunitensi in cui spesso sono gli stessi pazienti, sempre più informati, a candidarsi per partecipare a un nuovo studio clinico – ha proseguito Giampiero Carosi – In questo modo il medico è sicuro di avere pazienti più che motivati coinvolti nella propria ricerca». Per questo è importante che sia proprio un’associazione di pazienti, da sempre attiva nel settore dell’informazione medico-scientifica relativa all’infezione da Hiv (impegno testimoniato durante tutto l’anno con la rivista Positifs – bimestrale di informazione sanitaria e sociale), a farsi carico di questa importante iniziativa.
Che tra l’altro non si limita a fornire un elenco delle sperimentazioni in corso ma, grazie ai contributi scientifici forniti dai maggiori clinici e ricercatori italiani, costituisce l’occasione per fare il punto sullo stato attuale della ricerca nel settore Hiv/Aids, sulle nuove strategie terapeutiche e su questioni ormai non più trascurabili, come le co-infezioni (per esempio con i virus dell’epatite), i trapianti, o gli effetti a lungo termine della terapia antiretrovirale, ripercorrendo le tappe dell’infezione da Hiv dai suoi esordi fino a oggi.
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