Patate, pomodori, mais, e banane geneticamente modificati potranno essere utilizzati non solo per risolvere problemi di carenze alimentari, ma anche per produrre vaccini da usare uso in campo umano e veterinario.“Rispetto alla sintesi chimica o ad altri sistemi di produzione biologici – sostiene Nunzia Scotti, dell’Istituto di genetica vegetale (Igv) del Cnr di Portici, che in collaborazione con l’Enea sta lavorando alla realizzazione di un vaccino anti Aids – le piante presentano importanti vantaggi, come il minor costo, la maggiore produzione, l’assenza di patogeni o tossine pericolose per l’uomo o gli animali domestici. Le sostanze d’interesse possono essere estratte e purificate oppure utilizzate così come sono, previo un semplice processo di concentrazione e dosaggio”. E’ questa la nuova frontiera delle biotecnologie, quella che “Time Magazine” ha definito una delle migliori “invenzioni” dell’anno: la produzione di vaccini in pianta per combattere e prevenire malattie come l’epatite, alcuni tumori, l’Aids. Insomma vaccinarsi consumando, secondo prescrizione medica, insalate di pomodori o frutta significherebbe ridurre i costi e proteggere tutte le popolazioni afflitte da un alto rischio di malattie contagiose. Ma come viene preparato un vaccino da mangiare? E come funziona? “Uno dei metodi – spiega Teodoro Cardi dell’Igv – si basa sull’uso del batterio “Agrobacterium tumefaciens” come vettore di proteine con proprietà immunogeniche, in grado di stimolare nell’organismo ricevente la produzione di anticorpi contro specifici agenti infettivi. Viene, in pratica, sfruttata la capacità di alcune proteine, le cosiddette gag, di formare aggregati che imitano ad esempio l’Hiv, ma non sono infettivi”. I risultati di queste sperimentazioni sui topi sono stati incoraggianti e hanno aperto promettenti prospettive.