Atazanavir, il primo inibitore della proteasi once-a-day, ha ottenuto dalla Commissione europea (EMEA) l’autorizzazione per la commercializzazione nell’Unione Europea.Associato a una piccola dose di ritonavir, Atazanavir è indicato in combinazione con altri agenti antiretrovirali per il trattamento dei pazienti sieropositivi già precedentemente trattati. Questi
pazienti possono così finalmente beneficiare di una terapia contenente un inibitore della proteasi senza più dover assumere un elevato numero di pillole nella giornata.
Atazanavir in associazione a ritonavir ha dimostrato nei pazienti pretrattati un’efficacia
antivirale paragonabile a quella di un regime contenente lopinavir/ritonavir, finora ritenuto
il trattamento di riferimento per questi pazienti. Inoltre, rispetto alla terapia standard, Atazanavir/ritonavir ha mostrato un profilo lipidico più favorevole e ha determinato una minore incidenza di diarrea. E se gli studi per l’approvazione europea di atazanavir hanno coinvolto oltre 1.500 pazienti HIV positivi, negli Stati Uniti – dove il farmaco è disponibile da giugno 2003 – sono ad oggi quasi 30 mila i pazienti che hanno utilizzato Atazanavir come parte di un regime di combinazione.
A questi si aggiungono altri 7 mila pazienti che in tutto il mondo hanno ricevuto il nuovo inibitore della proteasi once-a-day all’interno di programmi di accesso allargato, che solo in Italia hanno raccolto l’adesione di circa 80 centri. Una mole di dati da cui emerge che i regimi contenenti Atazanavir, oltre a dimostrare un’efficacia
paragonabile al trattamento standard, appaiono generalmente sicuri e ben tollerati. Anzi, negli studi sottoposti al parere dell’EMEA, i pazienti in trattamento con un regime contenente l’associazione lopinavir/ritonavir hanno sperimentato un aumento del 31% dei livelli dei trigliceridi, mentre i pazienti che seguono un regime contenente Atazanavir/ritonavir hanno fatto registrare una diminuzione del 2%. I livelli del colesterolo totale sono diminuiti dell’8% nel gruppo assegnato al regime contenente Atazanavir/ritonavir mentre nel braccio contenente lopinavir/ritonavir sono aumentati del 3%.
La diarrea, uno dei maggiori problemi associati a questa classe di antiretrovirali, è stata riportata con maggiore frequenza dai pazienti sottoposti a un regime contenente lopinavir/ritonavir (44%) rispetto a quelli che hanno ricevuto Atazanavir/ritonavir (17%). Invece, l’aumento della bilirubina, riscontrato nel 45% dei pazienti in terapia con Atazanavir/ritonavir non è risultato associato a un aumentato rischio di danno epatico o a una maggiore probabilità di interruzione del trattamento, nemmeno nei soggetti co-infettati con i virus dell’epatite B e C.
“La disponibilità di Atazanavir in Europa è un altro fondamentale traguardo raggiunto dalla nostra compagnia nel suo lungo e ininterrotto impegno nella ricerca di terapie innovative per combattere l’Hiv. Riteniamo che Atazanavir migliorerà la qualità di vita dei pazienti che già hanno sperimentato altri regimi antiretrovirali” ha dichiarato Béatrice Cazala, presidente di Bristol-Myers Squibb Europa, Medio Oriente e Africa.