All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata all’HIV e all’AIDS, lo scorso giugno la Russia ha rifiutato di sostenere la dichiarazione di consenso sulla fine dell’epidemia, costringendo al voto sull’argomento.
Circa l’80% delle risoluzioni dell’UNGA viene adottato per consenso anziché per voto. In genere, tutte le delegazioni considerano i punti di vista di tutti e promuovono negoziazioni per raggiungere compromessi accettabili. Sui problemi di salute globale, in particolare, il sistema delle Nazioni Unite ha una lunga tradizione di decisioni consensuali.
Forzando al voto nella riunione di giugno, la Russia e altri tre paesi – Bielorussia, Nicaragua e Siria – hanno creato una frattura nella negoziazione delle politiche sull’HIV/AIDS. Le delegazioni sono state colte di sorpresa quando la Russia ha proposto modifiche dell’ultimo minuto alla dichiarazione politica finale, dopo che altri 73 emendamenti erano già stati accolti. Il rappresentante della delegazione russa ha perfino messo in discussione l’uso delle lingue inglese e francese durante le riunioni dell’ONU, parlando sfacciatamente in russo e non permettendo a quasi nessuno di comprendere le ragioni del suo dissenso, malgrado le critiche feroci da parte di quasi tutte le delegazioni.
Il punto critico per la Russia era il collegamento con concetti “basati sui diritti” riguardo all’HIV/AIDS e il concetto di “eliminare lo stigma e la discriminazione legati all’HIV“, negando di conseguenza “revisioni e riforme” delle leggi restrittive che criminalizzano o discriminano le persone con o a rischio di HIV.
Tali leggi, attualmente vigenti, impongono sanzioni penali per le relazioni omosessuali, il lavoro sessuale e l’uso di droghe. La Russia ha anche obiettato al sostegno dei programmi di riduzione del danno – l’accesso agli aghi sterili e la sostituzione degli oppiacei illegali con farmaci prescritti, per esempio – e l’assistenza alle popolazioni chiave a rischio, definendoli un affronto alla cultura e ai valori familiari.
Milioni di persone e popolazioni target – uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, prostitute, persone transgender, persone che si iniettano droghe e persone in prigione e altri ambienti chiusi – sono state lasciate indietro. Raggiungere l’obiettivo delle Nazioni Unite di porre fine all’AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030 porterà facilmente, a uno sforzo fallimentare.
Molti studi hanno confermato che i paesi che criminalizzano le relazioni tra persone dello stesso sesso, il lavoro sessuale e l’uso di droghe hanno maggior incidenza di HIV e i paesi con leggi e politiche che proteggono le persone dalla discriminazione e dalla violenza di genere stanno facendo i progressi migliori verso la fine dell’AIDS.
La nuova Strategia globale sull’AIDS 2021-2026, che definisce una serie di obiettivi “attivatori sociali” mirano a ridurre il numero di paesi con leggi o politiche punitive e ridurre lo stigma, la discriminazione e la violenza insieme agli obiettivi centrati sulla scienza per i test dell’HIV e i livelli di accesso alla terapia.
UNAIDS stima che il raggiungimento di questi obiettivi sociali consentirebbe di prevenire 2,5 milioni di infezioni da HIV e 1,7 milioni di decessi correlati all’AIDS entro il 2030. La Russia ei suoi alleati si sono opposti all’espansione dell’attenzione dell’UNAIDS sulla politica sociale. Il ruolo della Russia in questa fase rappresenta un ostacolo che mette in discussione e minaccia seriamente molti equilibri politici mondiali.
Filippo von Schloesser