Davanti a una platea di medici, ieri mattina al Circolo della Stampa di Milano per un Forum sul conflitto d’interessi, il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ha ammonito i medici a non cedere alle pressioni dell’industria.«Il medico deve essere l’avvocato del malato, e rimane il suo referente finché fa gli interessi del malato» ha detto Sirchia, citando un recente articolo apparso su Lancet. «Oggi abbiamo professori universitari e grandi ricercatori che diventano di fatto propagandisti di prodotti farmaceutici. Non dico che non si debbano sperimentare farmaci nuovi, ma bisogna farlo in modo corretto e indipendente. Per esempio, non ha valore confrontare un gruppo di pazienti trattati con un farmaco con un gruppo di pazienti ai quali viene dato un placebo, cioè una sostanza inattiva. Uno studio corretto deve invece confrontare i risultati di un farmaco nuovo contro un farmaco già in uso». Sirchia ha parlato al convegno che la Federazione delle Società medico-scientifiche (Fism) presieduta da Gino Luporini aveva indetto per esaminare un problema delicato: chi possono essere i provider dei corsi obbligatori di aggiornamento per i medici, cioè l’educazione medica continua (Ecm). Come ha detto Alberto Malliani dell’Università di Milano, vicepresidente della European Federation of Internal Medicine, l’Ecm dovrà essere una «porta stretta, che non lasci filtrare un insegnamento deformato dal mercato e dai conflitti d’interesse». Malliani ha citato un caso d’informazione indipendente: negli Usa si è studiato per quasi 5 anni, su 42.418 pazienti, l’effetto di due nuovi farmaci antipertensivi contro il «vecchio» diuretico. L’articolo, pubblicato su Jama , ha provocato un terremoto: salva di più il diuretico.