Sarà di 1,477 mld a fine anno il rosso della spesa farmaceutica pubblica rispetto al tetto programmato per il 2004: dal 13% fissato per legge, l’asticella salirà al 14,8% del totale del finanziamento Ssn. E sei Regioni, da sole, contribuiranno per il 99,8% del totale dello sfondamento: Lazio (455 mln), Sicilia (411 mln), Campania (278 mln), Puglia (152 mln), Calabria (101 mln), Sardegna (78 mln).Sarà di 1,477 mld a fine anno il rosso della spesa farmaceutica pubblica rispetto al tetto programmato per il 2004: dal 13% fissato per legge, l’asticella salirà al 14,8% del totale del finanziamento Ssn. E sei Regioni, da sole, contribuiranno per il 99,8% del totale dello sfondamento: Lazio (455 mln), Sicilia (411 mln), Campania (278 mln), Puglia (152 mln), Calabria (101 mln), Sardegna (78 mln).
È davanti all’analisi di questi dati che, ieri, s’è riunito il Cda dell’Aifa, la neonata Agenzia italiana del farmaco, alla quale la Finanziaria 2005 licenziata mercoledì dal Governo ha rinnovato il mandato «imperativo» di avviare tutte le misure necessarie per mantenere in carreggiata i conti della farmaceutica a carico dello Stato. Missione delicata, quella affidata all’Aifa. Che, per il momento, s’è limitata a prendere atto delle proiezioni di spesa, che tra l’altro già incorporano il taglio sui listini del 4,12% (per un totale di 499 mln) a carico delle aziende, scattato col decreto legge di giugno.
Qualsiasi decisione verrà presa in un secondo momento, forse già entro ottobre. A meno che, nel frattempo, nell’ambito dell’esame alla Camera della Finanziaria 2005 non spuntino novità legislative che potrebbero rinviare le decisioni dell’Agenzia. Anche perché sul piatto, tra le tante possibilità tutte da valutare, c’è l’insistente richiesta delle industrie di non dover pagare da sole la quota del 60% dello sfondamento oggi prevista a loro carico (quota che peraltro col decreto di giugno è stata del 40% circa).
A bocce ferme, su 1,477 mld di disavanzo il ripiano a carico delle imprese sarebbe di 806 mln. E tra le ipotesi in discussione, per riportare in pareggio i conti del 2004 potrebbero scattare quanto meno due misure: un taglio più elevato dei listini dei farmaci di classe A (quelli rimborsati dallo Stato) per oltre 530 mln; una revisione del «Prontuario» per altri 260 mln circa, senza però eliminare alcun farmaco dalla rimborsabilità. Si discute, infatti, della possibilità di prezzi di riferimento avendo come base i generici, là dove ci sono nelle singole classi terapeutiche.
Senza dimenticare, poi, che l’Aifa ha ereditato dalla vecchia Cuf un doppio intervento ora da ratificare: la revisione delle «Note» che limitano la rimborsabilità dei farmaci e la lista dei medicinali del cosiddetto «doppio canale» per la distribuzione diretta da parte delle strutture extra Ssn.
Il buco del 2004 è imputato a due fattori: la crescita delle ricette (+7,3% a fine anno) e allo spostamento dei consumi verso i farmaci nuovi e più costosi (+3,1%). Per un aumento della spesa della spesa del 10,4% sul 2003. Nessun effetto, dunque, verrebbe imputato ai prezzi. Qualsiasi manovra, in ogni caso, dovrebbe misurarsi con l’anomalia delle sei “Regioni canaglia” e delle ricadute che, in un modo o nell’altro, ci sarebbero anche per le Regioni “virtuose”. E probabilmente questo sarà compito della Finanziaria 2005.
Fonte: il sole 24 ore