Alla fine è arrivato in ospedale, ma in coma. Aveva chiesto di curarsi, aveva chiesto di uscire dal carcere perché gravemente malato di Aids, richieste avanzate per mesi e sempre respinte. Fino a domenica, quando ha ottenuto la scarcerazione ma solo perché è entrato in coma e così è stato trasferito dal carcere romano di Rebibbia al Policlinico Gemelli. L’episodio è stato reso noto ieri dall’ufficio del garante regionale dei detenuti. «Come mai si è aspettato che l’uomo entrasse in coma per concedere la scarcerazione? Dovranno rispondere in molti. Purtroppo questi episodi non sono rari e dimostrano che non c’è sensibilità nei confronti delle persone malate e questo al di là di quanto impone la legge» denuncia Vittorio Antonini, portavoce dell’associazione dei detenuti Papillon.
«Trovo sia grave che una persona per essere scarcerata a causa delle sue cattive condizioni di salute debba aspettare di entrare in coma – commenta lo stesso garante Angiolo Marroni -. Non mi spiego come, ancora alla fine di gennaio, il tribunale di sorveglianza abbia rigettato l’istanza di scarcerazione di questa persona».
«Il ministro della giustizia Castelli apra subito un’inchiesta nelle carceri italiane per accertare perché non viene applicata la legge che impone la scarcerazione di un detenuto affetto da Aids o sieropositivo con meno di 200 CD4», commenta Fernando Aiuti.