Mentre nel mondo la parola d’ordine è “accesso alle cure”, anche da noi non si può abbassare la guardia; anzi, si deve intensificare la vigilanza, perché non è escluso che presto i casi ricomincino ad aumentare.Da tre anni i nuovi casi di Aids in Italia sembrano inchiodati intorno alla cifra di 1.800, dopo la repentina diminuzione avvenuta tra il 1995 (5.660 casi) e il 2000. Quella provvidenziale caduta, come è noto, è stata frutto delle nuove terapie antivirali combinate, e non di un freno alla diffusione del virus. Quanti siano nel nostro paese gli infetti da Hiv nessuno lo sa (purtroppo, spesso, nemmeno i diretti interessati), perché tuttora non esiste un sistema di sorveglianza nazionale, ma solo alcuni registri locali (Piemonte, Veneto, Lazio provincia di Modena). Gli esperti parlano di un “serbatoio” di 110-130 mila sieropositivi e quel termine idraulico rende bene l’idea di quello che sta accadendo. Non si è chiuso il rubinetto a monte (le nuove infezioni), ma sì è ridotto, anzi ritardato, il deflusso a valle (i casi di Aids conclamata). II serbatoio quindi continua a riempirsi e incombe con la sua massa “liquida”, mentre nessuno può prevedere fino a quando la diga dei farmaci antivirali potrà reggere a quella pressione.
Mentre nel mondo la parola d’ordine è “accesso alle cure”, anche da noi – dove i farmaci sono garantiti a tutti – non si può abbassare la guardia; anzi, si deve intensificare la vigilanza, perché non è escluso che presto i casi ricomincino ad aumentare, come sta già avvenendo negli Usa e in alcuni paesi europei, per esempio in Gran Bretagna. Perché l’Italia dovrebbe fare eccezione? Negli Stati Uniti il presidente Bush ha preso atto della gravità della minaccia con una svolta clamorosa, per quanto tardiva: per la prima volta la Casa Bianca sottolinea l’importanza dell’uso del profilattico, sia pure mettendolo al secondo posto dopo l’astinenza.È questione di avere una concezione laica della sanità pubblica. La trasmissione del virus avviene sempre più attraverso rapporti eterosessuali, soprattutto con prostitute o tossicodipendenti, e la prevenzione non può che fondarsi sulla permanente educazione al sesso sicuro. È vero che la castità è l’unica scelta che garantisca una sicurezza totale; ma è anche indubbio che questa non potrà mai essere una pratica di massa, e tanto meno duratura nel tempo. Con buona pace del Papa, allora, l’uso del profilattico continua a esser l’unico strumento che può salvare molte migliaia di vite umane, in Italia come nel resto dei mondo. Parte la campagna estiva del Ministero: tra gli slogan rivolti ai giovani è importante che non manchi l’immagine positiva del condom.
Roberto Satolli