La Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids, celebrata il primo giorno di dicembre, ha puntato i riflettori sulle nuove forme di diffusione del virus Hiv, “scattando” una fotografia inedita.Il Centro Operativo Aids ha illustrato i dati aggiornati al 30 novembre che hanno evidenziato come oggi un italiano su due scopra di essere malato solo al primo test effettuato. Nel 1996 la media era di una persona ogni cinque e quindi un numero maggiore di italiani scopriva di essere malato prima di quanto non accada oggi. Giovanni Rezza, direttore del COA, ha spiegato che il nuovo malato di Aids ha circa quaranta anni e non è necessariamente un tossicodipendente (nel 40% dei casi si tratta di soggetti eterosessuali, nel 20% omosessuali o bisessuali e, solo nel 35%, di tossicodipendenti). In altre parole, chi oggi scopre di essere sieropositivo ha contratto l’infezione a causa di rapporti sessuali a rischio ed ha un’età maggiore rispetto a quelli che si ammalavano anni fa e che spesso avevano contratto il virus attraverso una siringa infetta.
Il Ministro della Salute Sirchia ha dichiarato che “malgrado i risultati, l’Aids è ancora un serio problema sia nei Paesi in via di sviluppo, dove sta decimando intere popolazioni, sia in Europa. E’ un pericolo che ognuno deve conoscere”. E proprio nelle zone più povere del pianeta ci sono tre milioni di persone che forse finalmente avranno accesso ai farmaci retrovirali anti-Aids. L’Onu, infatti, ha messo a punto un piano del costo di 5,5 miliardi di dollari per garantire una rapida ed efficace distribuzione dei farmaci necessari per combattere il virus nei Paesi in via di Sviluppo.
Nei Paesi occidentali, invece, la situazione è ben diversa. A Milano, il 78% dei giovani tra i 15 ed i 35 anni sa come avviene il contagio del virus Hiv, ma ben l’80% di loro non ne tiene conto. E’ un dato davvero preoccupante, perché dimostra che non basta conoscere il virus Hiv per responsabilizzarsi nel proprio stile di vita. La Lombardia è la regione italiana più colpita dopo il Lazio (in Italia i casi diagnosticati sono 51.172 con 33.306 decessi); nella sola Milano, secondo un’indagine dell’Ufficio Aids del Comune meneghino, nel 2002 si sono registrati 7.287 casi (il 75% dei quali sono maschi e il 25% femmine).
Il 70% dei contagi avviene per via sessuale, come a dire che i tossicodipendenti hanno imparato a difendersi e a prevenire, mentre le persone che si consideravano non a rischio si ammalano sempre di più (i contagi per via endovenosa sono passati da un 67,4% del 1993 ad un 37,1% del 2002, quelli per via eterosessuale sono aumentati dal 10,7 al 38%). Stimolare la coscienza del pericolo proprio in quei cittadini che si sentono lontani dal pericolo potrebbe essere il primo passo per prevenire i futuri casi di Aids.
Umberto Tirelli dell’Istituto Tumori di Aviano ha spiegato che nei prossimi anni saranno proprio gli adulti e gli anziani le vittime preferite dell’Hiv: si sentono ancora giovani ed hanno una vita sessuale attiva. Lo stesso Tirelli ha dichiarato che la maggior parte dei cosiddetti “insospettabili” scoprono solo all’ultimo momento di aver contratto il virus perché per loro la sola idea sembra non sfiorarli affatto.
Dall’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma il ministro Sirchia ha concluso idealmente la Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids, sottolineando con forza che per combattere l’Aids servono prevenzione, informazione e grandi investimenti nella ricerca: “sicuramente sono stati fatti grandi progressi nella diagnosi e nella cura, ma l’infezione è sempre in agguato” ha dichiarato il Ministro, riferendosi anche alla sperimentazione umana del vaccino italiano che è appena partita, ed ha anche ribadito come sia importante garantire “molta attenzione e grandi investimenti nella ricerca”.