Più di un terzo degli americani recentemente infettati dal virus dell’Aids lo ha contratto da partner eterosessuali. Lo ha annunciato uno studio federale che ha raccolto i dati in 29 stati.Si tratta del primo studio su larga scala che non misura la prevalenza dell’Aids ma la modalità di infezione. I ricercatori hanno esaminato le statistiche dal 1999 al 2002 delle infezioni da HIV e hanno individuato che il 35% dei 101mila casi studiati è stato contratto con rapporti etero HIV positivi o persone ad alto rischio come i tossicodipendenti da eroina. Di questi il 74% era nero, il 15% bianco e il 64% era rappresentato da donne. Tra i ragazzi di età compresa tra i 13 e i 19 anni l’89% dei casi di infezione tra eterosessuali interessa le ragazze e le giovani donne di colore appaiono essere a più alto rischio, insieme agli adulti dai 30 ai 40 anni. Nei fatti anche altri studi suggeriscono che meno della metà di tutte le nuove diagnosi dei casi di Aids negli USA non si riscontrano tra gay o bisessuali ma proprio in soggetti etero. Nel mondo, quindi, questa è una malattia che interessa gli eterosessuali e credere il contrario è un grosso errore di valutazione. “Le persone etero ne sono colpite per il 90% se non di più” afferma il dottor Michael Horberg, direttore dell’HIV/Aids per il Kaiser Permanent Health Plan “Nel nostro paese si tratta di un gruppo che sta crescendo rapidamente”.
Dice Frank Edward Myers III, epidemiologo al Mercy Hospital di San Diego (una delle città a più alta rappresentanza di omosessuali) “Questi dati ci offrono una istantanea dell’andamento epidemiologico dell’infezione. Sono numeri che riflettono quello che abbiamo sempre saputo e che purtroppo ci confermano una scarsa consapevolezza del fenomeno tra gli etero. Il problema è in crescita tra le donne di colore e gli uomini corrono un rischio nettamente inferiore. Per le donne è più facile contrarre il virus perché lo ‘ricevono’ dal partner, la loro anatomia prevede maggiori superfici di contatto, maggiori rischi di lesioni accidentali delle mucose e tessuti più sensibili e ricettivi. Tra l’altro i partner spesso rifiutano di indossare il preservativo e mettono le donne in pericolo”. Ma i ricercatori americani sospettano anche che le giovani donne vengano contagiate a seguito di rapporti omosessuali segreti dei loro partner abituali. In termini di prevenzione il preservativo continua ad essere il miglior presidio disponibile, oltre ad una educazione al sesso sicuro e ad una maggiore emancipazione femminile, che porti le donne più giovani a domandare esplicitamente metodi di protezione. Le creme microbicide attualmente in sviluppo potranno aiutare le donne a proteggersi attivamente senza dover far leva sul partner.