I sistemi sanitari mondiali sono spaccati in due: da una parte i paesi sviluppati, dall’altra quelli dell’Africa sub-sahariana e di altre aree povere del pianeta. A delineare il quadro della situazione mondiale e’ l’Organizzazione mondiale della sanita’.I sistemi sanitari mondiali sono spaccati in due: da una parte i paesi sviluppati, dall’altra quelli dell’Africa sub-sahariana e di altre aree povere del pianeta. ”Tanto che l’aspettativa di vita di un bambino nato in Giappone e’ di 85 anni, mentre quella di un neonato della Sierra Leone di soli 36 anni”. A delineare il quadro della situazione mondiale e’ l’Organizzazione mondiale della sanita’ nel suo ‘World Health Report 2003 – Shaping the Future’, il rapporto che pone l’accento sugli elementi di crisi dei sistemi sanitari del pianeta, puntando il dito sulle aree che piu’ necessitano di intervento. ”L’Aids – sottolinea il documento – ha riportato indietro di 30 anni le percentuali di mortalita’ degli adulti nelle nazioni a sud del Sahara. E in 14 Paesi africani – aggiunge – la mortalita’ infantile e’ ora piu’ alta che nel 1990: in Sierra Leone 300 bambini su 1.000 muoiono prima dei cinque anni”. Ma il rapporto Oms ‘alza il velo’ oltre che sulla piaga Aids, anche sulle malattie croniche come la tubercolosi o quelle infettive tra cui malaria e diarrea. Rendere disponibili i farmaci anti-Aids in Africa, nuovi programmi sanitari per ridurre la mortalita’ da parto, combattere le malattie croniche e mentali. Questi i punti di crisi individuati dal rapporto Oms che devono essere combattuti attraverso il miglioramento dei sistemi sanitari. ”E le lezioni impartite da una serie di emergenze mondiali come l’Hiv, la Sars, la poliomielite e la lotta al consumo di tabacco dimostrano come milioni di persone potrebbero essere salvati combinando aiuti finanziari e sostanziali miglioramenti dei servizi di assistenza”, spiega il documento. I dati piu’ allarmanti sono senz’altro quelli sull’Aids: ”Ogni giorno – dice l’Oms – nei Paesi piu’ poveri dell’Africa 5.000 adulti e 1.000 bambini muoiono a causa del virus dell’Hiv. E a tutt’oggi solo il 5% dei sieropositivi e’ in grado di curarsi con i farmaci antiretrovirali. Eppure in Africa si concentra circa il 70% dei casi dei Aids”. Da qui il programma Oms ‘3 by 5′, che vuole rendere disponibili le cure per tre milioni persone entro il 2005. Ma non e’ solo l’Aids a fare la differenza tra Paesi poveri e ricchi. Nei primi ”le percentuali di mortalita’ delle donne in gravidanza sono 250 piu’ alte che in Occidente. E oltre 500 mila donne, ogni anno, perdono la vita per complicanze da parto”. A questo quadro vanno aggiunti, sempre secondo il rapporto Oms sui sistemi sanitari mondiali, ”1,9 milioni di vittime per infezioni respiratorie, 1,6 per diarrea e altre infezioni correlate, 1,1 per malaria”. E non finisce qui. Le malattie croniche sono diventate il piu’ spietato killer della popolazione adulta, ”con vere e proprie ‘epidemie’ di malattie cardiache, ictus, tubercolosi. Ma vanno ‘contati’ anche gli incidenti stradali. Dei 45 milioni di morti del 2002 tra gli adulti – spiega l’Oms – quasi tre quarti sono causati da malattie non contagiose: la principale causa di morte in tutto il pianeta tranne in Africa dove prevale l’Aids”. Le malattie cardiache uccidono 1,3 milioni di persone l’anno, la tubercolosi un milione, 800 mila persone rimangono vittima di incidenti stradali o di ictus.L’Agenzia delle Nazioni Unite richiama dunque l’attenzione sulla necessita’ di investire sui sistemi sanitari per combattere e contenere le malattie. ”E la persistente epidemia di Aids, la mortale emergenza Sars e la sfida per eradicare la poliomielite nel mondo delineano, in un modo o nell’altro, questa necessita’. I divari nell’assistenza sanitaria sono inaccettabili – ha detto il direttore generale Oms Jung-Wook Lee commentando il rapporto – e c’e’ ancora molto lavoro da fare per riuscire a farsi trovare preparati di fronte a epidemie a livello locale o globale”.