Il Consiglio dei Ministri approva una strategia prepotente e proibizionista, azzerando risultati ed esperienze di anni di lotta alla droga nel nostro paese e allontanandosi dalle politiche internazionali in tema di tossicodipendenza.Le strategie di riduzione del danno, nate nella Gran Bretagna della Tatcher e fatte proprie anche dai conservatori spagnoli di Aznar, in Italia restano un tabù, che la vulgata di ampi settori della politica riconduce strumentalmente ad una incitazione all’uso di sostanze. Questa legge provocherà solo più morti, più malati, più detenuti. Una politica in tema di sostanze stupefacenti deve essere un capitolo importante della politica sociale e non di quella penale e di ordine pubblico. Una politica in tema di sostanze stupefacenti non può non partire dall’analisi del fenomeno e dalle risposte possibili per prevenire, ridurre, eliminare le conseguenze negative per la salute della persona e per la tutela della salute pubblica. Eliminare la distinzione tra droghe diverse, e dai differenti effetti e conseguenze sulla salute, è un’operazione demagogica che non tiene conto delle evidenze scientifiche e della realtà del fenomeno. Tutto ciò porterà unicamente ad uno scenario drammatico, dove il trattamento sanitario obbligatorio per chi fa uso di sostanze, anche in forma ricreativa od occasionale , vedrà migliaia di giovani trattati come criminali. Per tutti questi motivi, e tanti altri che nascono dall’esperienza di anni di lotta contro l’Aids, la nuova politica in tema di droga del governo non può che trovarci in disaccordo, in quanto da principi e obiettivi troppo generici e generali per essere realistici – la lotta alla droga tout-court – propone il peggio dell’arsenale proibizionista, strategie vecchie e slegate dalla realtà, tanto incuranti degli effetti devastanti sulla salute dei consumatori, e quindi della comunità, quanto inutili – ed è la storia delle politiche sulle droghe a dirlo – sul fronte della dissuasione al consumo e della tutela della salute pubblica. Una politica seria ed efficace dunque dovrebbe prevedere un’articolazione di interventi mirati alla salute del consumatore di sostanze, alla tutela della salute pubblica, alla modificazione dei comportamenti, dai più rischiosi ai meno rischiosi, al reinserimento sociale e relazionale del consumatore a prescindere dalla uscita dal consumo, alla prevenzione dell’abuso di sostanze e dei mix a rischio.
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Anna Lia Guglielmi
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