David Ho, il virologo americano che ha impresso una svolta nella lotta farmacologica all’Aids, ci riprova con la Sars. Consulente del governo di Hong Kong, il ricercatore ha annunciato la scoperta di una molecola che potrebbe impedire al virus della nuova polmonite di aggredire le cellule. «Non abbiamo trovato la cura, ma è stato compiuto un passo avanti», ha chiarito il ricercatore che nel ’96 si guadagnò le copertine dei più noti settimanali del mondo. La nuova sfida forse lo coinvolge anche per motivi sentimentali. Ho è nato a Taichung, a Taiwan, uno dei Paesi maggiormente coinvolti dall’epidemia. La corsa verso un inibitore specifico contro la Sars, quindi di una sostanza che blocca certe attività di un agente patogeno, è appena cominciata. «Ho sta cercando di riversare la sua preziosa esperienza per disegnare un farmaco specifico – tifa per il collega, Stefano Vella, virologo dell’Istituto superiore di Sanità -. Ci vorrà tempo. Per arrivare agli inibitori della proteasi contro l’Aids siamo partiti da zero. Ci sono voluti 13 anni. Qui si parte qualche stadio più avanti ma sempre anni ci vorranno». Una delle ragioni per cercare la cura è che quella oggi disponibile, a base dell’antivirale ribavirina e cortisone più antibiotici, non risparmia ai pazienti pesanti effetti collaterali. Per il momento, l’unico strumento realmente a portata di mano è il test per la diagnosi della malattia: «Ci auguriamo di averne uno a disposizione entro l’estate, sarà un grande passo in avanti per evitare falsi allarmi e generare panico», ha detto il ministro della Salute, Girolamo Sirchia. Oggi dal congresso della società europea di microbiologia clinica in corso a Glasgow dovrebbero giungere novità. Una multinazionale americana avrebbe sperimentato l’efficacia di una molecola-inibitore della proteasi già in fase di studio per altri virus. Tra le relazioni, quella di Steven Low, microbiologo del Mount Sinai di Toronto: «Ha confermato che la febbre è il primo marcatore clinico della sindrome – riferisce Giorgio Palù, presidente della Società italiana di virologia -. Compare dopo 4 giorni di media dal contagio, preceduta da mal di testa e dolori. Questo avvalora l’iniziativa di Sirchia sul controllo obbligatorio negli aeroporti». Il terrore di perdere il controllo dell’epidemia ha spinto le autorità di Singapore a prendere misure estreme. Chi entra in ospedale dovrà indossare un collare elettronico che ne controllerà i movimenti. Questo per impedire che persone in quarantena sfuggano alle restrizioni di movimento e propaghino il virus.