Nei giorni del Pride negli USA, molti Senatori hanno visitato i centri clinici ove si tratta l’HIV.
Jesse Milan di AIDS United si è diretto ai rappresentanti dell’Assemblea dicendo: “…E’difficile essere fieri quando la discriminazione ci colpisce da dentro e da fuori. Ci impedisce di conoscere il nostro stato sierologico, di restare in terapia e di chiedere il supporto di cui abbiamo bisogno per restare in salute e forti. Vi chiediamo di promuovere azioni contro la discriminazione attraverso il lavoro dei Dipartimenti di Giustizia, della Salute e dei Servizi Sociali e di riconsiderare tutte le leggi penali che non si basano sulla scienza attualizzata ad oggi. Vi chiediamo anche di supportare i servizi sanitari che ci aiuteranno a restare in salute a lungo. Ricordate che l’età media del 50% delle persone con HIV è di oltre 50 anni di età e nel 2030 saremo oltre il 70%.
L’epidemia finirà, non quando tutti saremo morti, ma quando nessuno si infetterà. Abbiamo bisogno della vostra leadership perché ciò accada.
J. Milan, 18 giugno 2019
Questo appello si collega alla dichiarazione che Jules Levine, in un articolo scritto sulla rivista che pubblica la sua Associazione AIDS Advocacy Project, afferma:
“Sfortunatamente con l’allungamento della vita, rischio cardio e cerebrovascolare aumentano. Alla lunga le persone con HIV avranno sempre meno accesso al sistema salute a causa di una miriade di fattori che vanno dalla discriminazione perfino nei contesti sanitari alle barriere socioeconomiche e strutturali che ne ostacolano la capacità di risolvere i fabbisogni crescenti,
Mediamente le persone con HIV di 60 anni presentano tra tre e sette condizioni fisiologiche o co-patologie che impongono l’assunzione di varie terapie e molti farmaci. Spesso sono sole, abbandonate, depresse, con scarsa autonomia o consapevolezza di quanto abbiano bisogno di prendersi cura di se stesse”.
Jules Levine, 25 maggio 2019