Continua a salire la febbre della spesa pubblica per i farmaci. Con una crescita del 16% in marzo (su marzo 2003) i consumi stanno cominciando a creare serie preoccupazioni nel Governo e nelle Regioni.Un imbarazzo che neppure i dati parziali di aprile sembrano poter dissipare: secondo le prime anticipazioni, infatti, il mese scorso non s’è realizzata l’auspicata inversione di tendenza. Tanto che già in settimana, in coincidenza con la formalizzazione in Conferenza Stato-Regioni del regolamento che istituisce l’«Agenzia italiana del farmaco», si farà il punto della situazione e l’analisi dei motivi di una crescita della spesa assolutamente inaspettata. E, ovviamente, si comincerà a parlare di misure di contenimento. Anche con la cancellazione dalla rimborsabilità di alcuni farmaci, ha promesso ieri il ministro della Salute, Girolamo Sirchia.
Arrivano da Federfarma, l’associazione dei 16mila titolari di farmacia, le ultimissime proiezioni sui consumi di farmaci a carico dello Stato. Consumi che vedono la Sicilia (+25,3%) al top della crescita e, viceversa, la Basilicata (+1,5%) in sostanziale tenuta. In un quadro che in parte dipende da ragioni contingenti, ma che nell’insieme conferma un trend al rialzo rispetto ai più moderati incrementi di gennaio (+1,1% e anche di febbraio (+7,8%). Con un dato che spicca su tutti: l’aumento del numero di ricette: +11,6% in marzo e +5,6% nel primo trimestre del 2004.
Diverse, secondo Federfarma, le cause di questa crescita: dall’incremento delle ricette all’attenuazione dei ticket all’aumento degli esenti. Ma avrebbero contribuito anche l’allentamento delle «Note» che limitano le prescrizioni gratis (è il caso degli antistaminici), l’aumento di spesa provocato da alcune categorie di farmaci più costosi e, ancora, il trasferimento delle prescrizioni verso medicine a dosaggio più elevato «con un maggior numero di unità posologiche ovvero ancora coperti da brevetto». E proprio il sostanziale boicottaggio che verrebbe realizzato verso la diffusione e la prescrizione di generici, ha dichiarato ieri Federgenerici, rappresenta uno degli obiettivi fin qui falliti del contenimento di spesa.
Fin qui i dati e le prime interpretazioni delle cause di quella che potrebbe rivelarsi una vera e propria debacle rispetto all’obiettivo del contenimento della spesa entro il 13% della spesa sanitaria totale (16%, inclusa la spesa pubblica per farmaci extra farmacia). Proprio per questo la task force delle Regioni e i vertici dell’Agenzia che sta per nascere ufficialmente, potrebbero accelerare l’attività di monitoraggio dei consumi di medicinali. Con una consapevolezza che starebbe prendendo corpo: la necessità, tra l’altro, di intervenire sulla legge riguardante l’informazione scientifica. Il motivo: la forte crescita che sarebbe stata registrata dei mini-meeting delle industrie. Sempreché basti questa sola spiegazione.
Gli interventi attivabili per il contenimento della spesa, del resto, sono già scritti nero su bianco nella legge (il decretone di accompagnamento della Finanziaria 2004) che ha sancito la nascita dell’Agenzia. E in quella direzione potrebbero convergere le decisioni. A cominciare dalla possibilità (peraltro improba) di chiamare industrie (per il 60%) e Regioni (40%) a contribuire al ripiano dei disavanzi extra tetto. Altra chance: le mini confezioni per ciclo di cura. E poi il delisting dalla rimborsabilità, ovvero il trasferimento dalla classe «A» alla «C», annunciato ieri da Sirchia per «martellare coloro che si comportano male» con pressing eccessivi sui medici.