17° CROI: SAN FRANCISCO, 16-19 FEBBRAIO 2010. Isentress (raltegravir), Truvada (tenofovir/emtricitabina)
Isentress (raltegravir) – Rassicuranti i dati a lungo termine sulla molecola: dopo 192 settimane (fasi II ancora in corso), il 74% dei pazienti mantiene carica virale < 50 cp/ml ed ha un aumento medio di CD4 di 295 cellule. Paragonato a efavirenz, le tossicità sono minori
(E Gotuzzo et al, Poster #514). Anche gli studi STARTMRK, a 96 settimane, confermano rispetto ad efavirenz il miglior profilo lipidico, il minor impatto sull’alterazione del glucosio e sulla composizione corporea
(DeJesus et al, Poster O-150). Buone le performance del farmaco anche in presenza di coinfezioni con HBV e HCV, così come è buona la tollerabilità in questa popolazione
(Jürgen Rockstroh et al, Poster 662). Presentate anche due promettenti formulazioni pediatriche
(Brainard DM et al, abs S-197) e uno studio di fase I/II su giovani di età tra i 6 e gli 11 anni e di almeno 25 Kg di peso, dal quale è emerso che a 12 settimane il dosaggio degli adulti è paragonabile in termini di efficacia
(S Nachman et al, Poster 873).
Truvada (Mikhail I et al, abs 864) – per le prima volta, in uno studio di valutazione del rischio su complicanze cardiache in HIV, è emersa una correlazione tra l’esposizione cumulativa a Truvada (TDF/FTC) e il rischio di problemi alle arterie coronariche. 31 giovani sieropositivi (età media 18.9 anni) infettati nell’infanzia o in giovane età, in terapia da 15 anni, sono entrati a far parte di questo studio. Sono state esguite misurazioni approfondite dei markers infiammatori, dei lipidi. Tra la diagnostica usata vi era l’elettrocardiogramma, l’ecocardiogramma, la risonanza magnetica cardiaca e l’angiografia. E’ emerso che le persone con irregolarità alle arterie avevano assunto Truvada per un maggior tempo rispetto a chi non aveva questi problemi. Non si è trovata correlazione significativa con l’utilizzo di IP o altri farmaci antiretrovirali. Occorre tuttavia cautela, anche a giudizio degli sperimentatori, per l’estensione di questi risultati ad altre popolazioni, vista la ‘popolazione speciale’ presa in esame e visto il fatto che i pazienti non erano aviremici.