Bianchi, neri, gialli, poco importa: sotto la pelle siamo tutti uguali. A dirlo sono diversi studi sul Dna arrivati tutti alla stessa conclusione: guardando al codice genetico è impossibile dire se una persona è caucasica, africana o asiatica perché dal punto di vista biologico le razze non esistono.
Tutti gli esseri umani hanno in comune il 99,9% del Dna. C’è poi una piccola parte che varia da persona e persona, ma non sulla base del gruppo etnico di appartenenza. I geni di un bianco sono simili (e nello stesso tempo diversi) a quelli di un altro bianco, come lo sono a quelli di un nero o di un asiatico. Uno studio ha mostrato che quando gli scienziati cercano di indovinare l’origine etnica di una persona guardando ai suoi geni, sbagliano due volte su tre.
L’analisi degli studi fin qui fatti sul genoma umano è stata condotta dalla Howard university di Washington e pubblicata in un’edizione speciale dalla rivista scientifica britannica Nature Genetics. Le conclusioni della ricerca di fatto demoliscono le teorie razziste sulla supremazia bianca e mandano definitivamente in pensione i tentativi di dare un’origine etnica a caratteristiche positive o negative delle persone.
L’etnicità – dicono i ricercatori – non ha nulla di biologico ed è quasi interamente una costruzione sociale e culturale. “L’unicità degli individui e l’universalità del genere umano emersi dalla mappatura del genoma dell’uomo spazzano via i modelli biologici esistenti o le categorizzazioni razziali o etniche”, hanno detto Charmaine Royal e Georgia Duston che hanno coordinato la ricerca della Howard university, un ateneo tradizionalmente nero dove la maggioranza degli studenti e dei docenti sono afro-americani e che ha tra i suoi collaboratori il genetista Francis Collins, uno degli artefici del progetto Genoma umano.
La maggioranza degli scienziati ora accetta che l’homo sapiens fece la sua prima apparizione in Africa da dove 40mila anni partì e si diffuse in tutto il mondo. In un editoriale che accompagna la pubblicazione della ricerca, Nature Genetics avverte del pericolo di usare la razza come parametro perché ciò “impedisce agli scienziati di fare il loro lavoro di separare e identificare le vere cause genetiche o ambientali delle malattie”.
È vero che in alcuni gruppi etnici certe malattie sono più diffuse e che altri gruppi non rispondono a certe medicine. Ma questi rilievi sono frutto di generalizzazioni, mentre ciò che realmente è importante è la composizione genetica indivuale. Quindi, sostiene Nature Genetics, i medici che hanno un approccio basato sulla razza rischiano di fare errori nelle diagnosi o escludere un trattamento farmacologico che invece avrebbe effetti positivi su un paziente.
Fonte: Il Sole 24 ore