Cambia il vento sull’industria farmaceutica mondiale. La forte crescita che negli anni passati ha contraddistinto il comparto potrebbe diventare un semplice ricordo. Due i fattori di freno per i big del settore: il crescente successo dei farmaci generici, che stanno erodendo il mercato dei più costosi prodotti di marca, e la minore capacità di introdurre nuovi medicinali. Si tratta di una pericolosa combinazione che potrebbe ripercuotersi negativamente sui bilanci dei maggiori protagonisti del comparto. Nessuna sorpresa, quindi, nell’assistere nei prossimi anni ad una contrazione del giro d’affari e a un rallentamento degli utili, che potrebbe culminare in una caduta delle quotazioni di Borsa, dove già negli ultimi tempi il settore non ha avuto vita facile. A lanciare l’allarme sono gli esperti dell’ufficio studi di Lehman Brothers. A dire il vero, gli analisti della banca d’affari americana dicono di mantenere una visione positiva sul comparto farmaceutico, ma allo stesso tempo invitano gli investitori ad una maggiore selezione. Per chi intende scommettere su questo settore diventa infatti fondamentale puntare su quelle società che fin da ora sapranno riposizionarsi al meglio sul mercato, ovvero che sapranno spostare il mix produttivo verso linee secondarie di farmaci e lo sviluppo di nuovi prodotti. Solo queste compagnie, infatti, sapranno mantenere margini di guadagno sostenuti, ottenendo un costante miglioramento della redditività e del giro d’affari. Bastano pochi numeri per descrivere la realtà. Secondo l’indagine di Lehman, condotta sulle 13 maggiori compagnie farmaceutiche (sei americane, sei europee e una giapponese), il comparto crescerà nel 2003 a un ritmo del 7%, contro l’espansione del 1011% vista l’anno scorso. Un calo che deve essere ricondotto in buona parte al sempre minore apporto da parte dei nuovi prodotti. Secondo gli stessi analisti, nel periodo 2000/2004 il contributo alla crescita del settore giunta dai nuovi farmaci sarà circa la metà di quello visto nel periodo 1991/1999. In una congiuntura economica debole come quella attuale, inoltre, è difficile immaginare una crescita dei ricavi del settore innescata da una spinta al rialzo dei prezzi, come avvenuto alla fine degli anni Ottanta. Ma allo stesso tempo, considerando proprio la carenza di nuovi medicinali introdotti sul mercato, è difficile anche immaginare una crescita del fatturato guidata da maggiori volumi, come si era visto alla fine degli anni Novanta. Mai come nei prossimi anni, secondo gli esperti di Lehman, le potenzialità del settore saranno legate alla capacità delle singole aziende di riposizionare il proprio mix produttivo verso nuovi prodotti e soprattutto linee secondarie di medicinali, che richiedono minori sforzi di marketing e di distribuzione. Alla luce di queste considerazioni, le compagnie che secondo gli analisti hanno le maggiori possibilità di crescita sono la svizzera Roche e la francese SanofiSynthelabo oltre alle americane Wyeth e Pfizer, per le quali i giudizi sono di overweight, tenuto anche conto delle quotazioni vantaggiose di questi titoli (ad eccezione di Pfizer, che gode però della fiducia degli analisti in considerazione delle sinergie derivanti dall’integrazione di Pharmacia). Giudizi invece più severi sono riservati da Lehman a AstraZeneca, Novartis e BristolMyers Squibb, per le quali il giudizio è underweight, mentre per le altre società esaminate – Aventis, GlaxoSmithKline, EliLilly, Merck &Co., ScheringPlough – gli analisti mantengono una raccomandazione di neutralità.