Indagine Eurispes alla vigilia del Gay pride di Bari: per il 51,6% degli intervistati, gay e lesbiche hanno diritto a sposarsi con un rito civile. L’omosessualità non è più un tabù: per la metà del campione è una forma d’amore pari all’eterosessualità. Più «moderni» i giovani, le donne, i cittadini di sinistra. Il governo, intanto, stravolge la direttiva Ue contro le discriminazioni sul lavoro.La maggioranza degli italiani è favorevole ai matrimoni tra omosessuali. A rivelare il dato – abbastanza nuovo e sorprendente per un paese di forti tradizioni cattoliche come il nostro – è una indagine dell’Eurispes, condotta presso un campione di duemila persone. Il 51,6% degli intervistati sostiene che gay e lesbiche hanno il diritto di sposarsi con rito civile, mentre quasi la metà del campione (49,2%) ritiene che l’omosessualità sia una forma d’amore semplicemente diversa ma ugualmente legittima rispetto all’eterosessualità. Di segno opposto il giudizio sulle adozioni, dato che il 63,4% del campione ha risposto con un no alla possibilità che coppie dello stesso sesso possano adottare un bambino. Più aperte si sono rivelate le donne, i giovani, i cittadini con un titolo di studio più alto, e quelli di sinistra. La ricerca, diffusa alla vigilia del Gay pride di domani a Bari, ha rafforzato le richieste, da parte di Ds, Rifondazione e Verdi, dell’approvazione dei Pacs, il patto civile di solidarietà che sul modello francese estende molti diritti dei coniugi etero agli omosessuali. Nello stesso tempo, viene lanciato l’allarme sul recepimento della direttiva europea contro le discriminazioni sul lavoro, letteralmente stravolta (tanto per cambiare) dal governo Berlusconi. Dai dati Eurispes si può cogliere la graduale trasformazione del nostro paese, e secondo l’istituto di ricerca lo spartiacque è stato proprio un Gay pride, quello di Roma del 2000, che ha fatto uscire definitivamente la comunità gay dal silenzio ponendo alla base delle rivendicazioni i temi della visibilità e dell’informazione. I numeri più interessanti dell’indagine dicono che la decisa virata culturale degli ultimi anni si sta realizzando grazie ai giovani: dai 18 ai 44 anni, quasi 6 italiani su 10 percepiscono come normale l’orientamento omosessuale (59,2% tra i 18 e i 24 anni, 56,7% tra i 25 e i 44 anni), percentuale che scende a quasi 4 su 10 tra gli over 65 (36,9%). Così è per il matrimonio tra gay: tra i 25 e i 44 anni è favorevole il 63,6%, tra i 45 e i 64 anni si scende al 39,7%. Le donne risultano anche più moderne degli uomini: il 55,1% delle intervistate definisce l’omosessualità una forma d’amore pari all’eterosessualità, a fronte del 43,1% degli uomini. E più avanzati sono i cittadini con maggiore cultura: favorevole al matrimonio è oltre il 50% di laureati e diplomati, ma si scende al 28% per quelli che hanno la licenza elementare, al 44% per chi ha la media.
Per quanto riguarda l’orientamento destra-sinistra, ben il 70,9% degli intervistati di sinistra è favorevole al matrimonio civile, mentre a destra i contrari sono il 52,6%, nel centro il 57%, nel centro-destra il 55,6%. Il 63,9% dei cittadini di sinistra considera i gay al pari degli omosessuali, contro il 48,3% di quelli di centro-sinistra, il 43,8% di destra, il 40,7% di centro e 38% di centro-destra. I più conservatori stanno nel centro Italia, i più tolleranti nel nord est: nel Centro l’omosessualità viene considerata immorale dal 13,9% degli intervistati, contro l’11,2% del Sud, il 10,7% del Nord ovest, il 9% delle isole e il 5,8% del Nord est. Stesso schema si ripete quando la domanda riguarda l’omosessualità del proprio figlio: nel Nord est la accetterebbero il 69,1% dei genitori, nel Centro il 52,1%. Sul tema delle adozioni, però, il campione diventa omogeneo, e sulla media dei contrari, del 63,4%, non pesa tanto l’età, il sesso, il titolo di studio o la zona di provenienza. Conta di più, invece, l’orientamento politico: il 41% degli intervistati di sinistra è favorevole alle adozioni da parte di coppie gay, mentre nel centro-destra la percentuale sale al 77,1% contro un 16,5% di favorevoli.
Infine, il lavoro. Secondo la ricerca Eurispes, che cita anche uno studio dell’Ufficio nuovi diritti della Cgil, i luoghi di lavoro diventano sempre più chiusi nei confronti degli omosessuali, «soprattutto a causa della crescente flessibilità, che li rende più ricattabili». Inoltre, «gay e lesbiche non possono beneficiare nè di ferie matrimoniali, nè di assenze per motivi di famiglia, nè di rimborsi per trasferimenti familiari, e sono i primi a essere colpiti in caso di riduzione del personale perché non hanno figli». Proprio contro le discriminazioni sul lavoro l’Ue ha emanato una direttiva ad hoc, ma il governo Berlusconi, come denuncia Titti De Simone (Prc), «l’ha recepita al rovescio», aumentando il rischio di discriminazione: «Non è stato invertito l’onere della prova nei processi, ponendolo a carico dei datori anziché dei lavoratori; non sono state sentite le parti sociali, e, come per altre leggi, il governo si è garantito ampi poteri di delega». Da Ds e Verdi, viene l’analogo invito al governo e alla maggioranza di tenere conto della ricerca Eurispes e dei nuovi orientamenti degli italiani per quanto concerne la legislazione sui diritti civili, di coppia e del lavoro.