Presentato a Milano Fuzeon (T-20, enfuvirtide), capace di impedire l’ingresso del virus dell’Aids nelle cellule. Intanto l’epidemia prosegue: 10 nuovi sieropositivi al giorno in Italia. Si stima che ogni giorno 10 italiani diventino sieropositivi all’Hiv. Inoltre, su 40.000 pazienti trattati, oltre 5000 sono ‘multidrug resistant’, ovvero malati che non rispondono bene alle terapie antiretrovirali convenzionali. Ha fatto un pò il punto sull’Aids, ieri a Milano, Mauro Moroni, Professore ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Milano, in occasione della presentazione di un nuovo farmaco, a base di enfuvirtide, capostipite di una nuova categoria di farmaci, ora disponibile anche in Italia.
«Le persone affette dal virus – ha detto Moroni – oggi in Italia sono circa 110.000-130.000. Nel solo 2002 le nuove infezioni sono state 3.500-4.000 (dati Istituto Superiore di Sanità, giugno 2003). Dal 1996 ad oggi, peraltro, vi è stato un drastico calo dei decessi grazie all’impiego dei cocktail di farmaci antiretrovirali (ARV)». Ma se questi farmaci finora usati agiscono dopo che la cellula era stata infettata cercando di impedire il processo di replicazione del virus nelle varie fasi, l’enfuvirtide promette di fermare il virus dell’HIV prima che entri nella cellula sana. Un pò come chiudergli la porta in faccia, lasciandolo all’esterno dove non ha la possibilità di far danni.
«Grandi quindi le aspettative per il nuovo farmaco – secondo Adriano Lazzarin, Professore ordinario di Malattie Infettive presso l’Università ‘Vita Salute’ San Raffaele di Milano che, grazie ad un meccanismo d’azione totalmente differente rispetto agli attuali ARV, potrebbe spiazzare il virus e agire dove gli altri farmaci non danno più risultati». Il contributo che enfuvirtide potrà fornire nella pratica clinica si evince dagli studi TORO 1 e TORO 2 pubblicati sul New England Journal of Medicine nel maggio scorso, che hanno visto l’Italia come Paese partecipante con oltre 200 pazienti e circa 90 centri coinvolti. I due studi hanno interessato oltre mille pazienti fortemente pretrattati con ARV in tutto il mondo: 501 pazienti in 48 centri negli Stati Uniti, Canada, Messico e Brasile nel TORO 1 e 512 in vari centri in Europa e Australia per il TORO 2. I dati clinici dimostrano che, dopo 48 settimane, l’utilizzo di enfuvirtide, associato ad una terapia ottimizzata, cioè scelta in base alla storia terapeutica del paziente e alla sua tolleranza ai vari farmaci, favorisce una riduzione della carica virale doppia rispetto alla sola terapia ottimizzata e un aumento due volte superiore dei linfociti CD4, le cellule del sistema immunitario. Per poter ottenere la massima efficacia anti-HIV, enfuvirtide deve essere però prescritto in associazione ai farmaci antiretrovirali. Così il nuovo cocktail di medicinali agirà su più fronti contro il virus: internamente con gli ARV tradizionali e dall’esterno con enfuvirtide.
Questo farmaco «è efficace in particolare – è intervenuto Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento Clinico di Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino in una precisa categoria di pazienti, ovvero quella di chi negli ultimi 10 anni ha già sperimentato le tre classi di farmaci antiretrovirali, dove queste cure siano in fallimento». Altra novità, il fatto che questo farmaco si somministra sottocute, più precisamente con iniezioni che il paziente deve farsi da solo, due volte al giorno, in modo simile alle iniezioni eseguite dai diabetici.