Il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato, su proposta del ministro della Salute Girolamo Sirchia, il decreto legge “Disposizioni urgenti per il perseguimento di illeciti nel settore sanitario”
Il Consiglio dei ministri di oggi ha approvato, su proposta del ministro della Salute Girolamo Sirchia, il decreto legge “Disposizioni urgenti per il perseguimento di illeciti nel settore sanitario”, che interviene nella normativa vigente per rendere più severe le sanzioni attualmente previste e per rafforzare il controllo sul territorio nei vari settori della sanità, a tutela della salute dei cittadini e del funzionamento del Servizio sanitario nazionale. Il provvedimento introduce nell’ordinamento sanzioni amministrative pecuniarie minime di 50 mila euro, che possono arrivare fino a venti volte il prodotto, il profitto o il prezzo della violazione, per quei professionisti del Servizio sanitario nazionale, dipendenti e convenzionati, che effettuano prescrizioni farmaceutiche o diagnostiche non pertinenti con la malattia del paziente ovvero richiedono in violazione di legge o di regolamento rimborsi inappropriati, determinano ingiustificati ricoveri ospedalieri o assumono impegni contrattuali e obbligazioni, cagionando un danno alle Asl e agli ospedali. Le somme incassate con le multe saranno utilizzate per la riduzione delle liste di attesa principalmente nella Regione dove è avvenuto l’illecito. A conclusione del procedimento, sarà effettuata comunicazione ai competenti ordini e collegi professionali affinché valutino l’ipotesi di sospensione dell’esercizio della professione o la radiazione dall’albo del professionista.Il decreto legge inasprisce anche le sanzioni amministrative pecuniarie sugli abusi della pubblicità in materia sanitaria e, in particolare, di quella relativa agli informatori scientifici, prevedendo multe da una minimo di 5 mila a un massimo di 30 mila euro.Per quanto riguarda il Codice penale, è inserita una specifica circostanza aggravante nell’articolo 640 per le truffe commesse dagli operatori del settore in danno del Servizio sanitario nazionale: è notevolmente aumentata la pena pecuniaria ed è resa obbligatoria la confisca dei beni connessi con il reato. Anche qui, il provvedimento che definisce il giudizio sarà comunicato al competente ordine o collegio professionale che, valutati gli atti, dispone la radiazione dalla professione del responsabile.Sul piano dei controlli, il decreto legge costituisce una task force di specialisti che fanno capo al ministero della Salute che affiancherà i Nas nell’attività di controllo dell’applicazione dei Livelli essenziali di assistenza e la Guardia di Finanza nell’accertamento di reati a danno del Servizio sanitario nazionale, inclusa la corretta rappresentazione dei Drg alle Regioni.Con l’ultimo articolo, infine, sono raddoppiate le multe per chi infrange i divieti di fumare, l’importo minimo passa da 25 euro a 50 euro, il massimo da 250 a 500. I responsabili del rispetto divieto rischieranno invece da 300 a 3000 Euro, contro le multe attuali che vanno da 200 a 2000.
Le reazioni
Un provvedimento equilibrato che colpisce con severità e interviene quando c’è colpa grave». Così il ministro della salute Girolamo Sirchia commenta il DL anti-truffa approvato dal Consiglio dei ministri. «Questo provvedimento da una parte punisce con severità con sanzioni di tipo pecuniario – ha detto Sirchia – ma mette a riparo i professionisti dall’errore occasionale. Gli ambiti nei quali si interviene , ha spiegato Sirchia sono illeciti che ripugnano l’opinione pubblica e offendono le persone oneste». Dai proventi che si avranno dalle sanzioni, ha sottolineato il ministro, si potranno finanziare attività libero professionali per ridurre le liste d’attesa.
“Il ricorso al Dl – ha dichiarato Giuseppe Garraffo, segretario generale Cisl medici – si è reso ormai indispensabile per chiudere il can can amplificato di opinione pubblica sulle truffe sanitarie. Occorre ribadire che devono essere perseguite le responsabilità dei singoli e non iniziare una indiscriminata caccia alle streghe. Chi ha veramente a cuore le sorti del Ssn sa bene che non è con le manette che si recuperano i valori della professione e dell’etica, ma attraverso le riforme necessarie che devono ovviare alla burocratizzazione e all’impiegatizzazione dei medici, che potrebbero essere una delle cause della corruzione e dei comparaggi registrati dalla cronaca di questi giorni. In sede di conversione in Legge del Decreto, il testo dovrà essere riequilibrato per evitare danni maggiori non solo ai pazienti, ma anche ai processi economico-produttivi fondamentali per il buon funzionamento della Sanità. Occorre evitare un giustizialismo, francamente eccessivo, che porrebbe questo Governo alla pari di quelli che lo hanno preceduto, e cioè, rapidissimo nel penalizzare i medici, e lentissimo nel riconoscere loro i fondamentali diritti della specificità del lavoro e della professione”.
Giudizio positivo di Cittadinanzattiva sul decreto anti-truffa, ma, rileva l’associazione, la giustizia nella Sanità deve essere «uguale per tutti». «Siamo d’accordo con l’inasprimento delle sanzioni nei confronti dei medici truffatori, così come con la proposta di utilizzare gli incassi ricavati per finanziare iniziative volte alla riduzione delle liste di attesa», ha osservato Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. «Siamo invece perplessi – ha aggiunto – circa il fatto che le sanzioni si applichino solo nel caso di denuncia di medici che lavorano con il servizio sanitario nazionale. Un cittadino che va da un medico privatamente, riceve una prescrizione farmaceutica non pertinente, viene inutilmente ricoverato in una clinica, ricevendone un danno e pagando di tasca sua, deve essere garantito come se usasse il servizio pubblico». Petrangolini rileva infatti che «in gioco non ci sono solo le finanze dello Stato e i conti delle Asl, ma anche la questione morale legata alla correttezza dei rapporti medico-paziente e le garanzie a tutela dei diritti dei cittadini».
I Verdi esprimono un giudizio critico dei confronti del decreto legge per il perseguimento di illeciti nel settore sanitario. Luana Zanella, deputata della commissione Affari Sociali, sostiene che “non saranno sanzioni più severe a risolvere i problemi della sanità e della malasanità: é necessario applicare con serietà e rigore le norme già esistenti, aumentando al contempo i controlli. Il decreto legge inoltre rischia di criminalizzare le categorie, attraverso pericolose generalizzazioni. E’ urgente invece che la Camera approvi la legge che istituisce l’albo degli informatori scientifici, già licenziata dal Senato: quello sì – conclude – che sarà uno strumento utile per la regolamentazione del settore”.
Contro le truffe nella sanitá il Governo dimostra totale miopia di fronte alla questione morale. Questo il commento di Rosy Bindi, responsabile delle politiche sociali e della salute della Margherita, al Dl approvato oggi in Consiglio dei ministri. «A un problema di sistema, frutto di un rapporto distorto tra il mondo degli interessi economici e il Servizio sanitario nazionale – spiega – si risponde intervenendo a valle anzichè a monte. Si criminalizzano i professionisti del servizio pubblico anzichè regolare in modo nuovo e più trasparente la formazione continua dei medici e l’informazione farmaceutica». Per Rosy Bindi «la sfida delle prescrizioni appropriate non si vince con una regia poliziesca e con task force centraliste. Andrebbe invece affrontata con la responsabilizzazione sul territorio e il pieno coinvolgimento dei professionisti del Servizio sanitario e delle Regioni». Quello approvato stamattina, invece, viene bollato come «un decreto-immagine, inutile, e che non interviene alla radice dei problemi. Il nodo della questione morale – replica la Bindi – è politico, e non si risolve in maniera sanzionatoria». «È scandaloso – incalza la Bindi- che il governo pensi di liquidare la questione con la prassi ormai abusata dei decreti-legge, per inserire solo qualche multa in più. Per restituire fiducia ai cittadini – prosegue Rosy Bindi – occorre spostare nel sistema pubblico le risorse private che oggi gravitano in un’area grigia del marketing sanitario, e che invece devono essere utilizzate alla luce del sole, coinvolgendo aziende sanitarie, professionisti e imprese private nella responsabilitá di garantire l’efficacia dell’aggiornamento tecnico-scientifico e la qualitá dei prodotti. Gli informatori farmaceutici – conclude – devono caratterizzarsi come professione sanitarie e non come venditori ambulanti delle case farmaceutiche».
«Un provvedimento appropriato; che centra il fulcro del problema»: è questo il commento di Fabio Gava, assessore alla Sanità del Veneto, e coordinatore degli assessori di settore delle Regioni italiane, al decreto Legge anti truffa. Un decreto «che implicitamente riconosce – prosegue Gava – ciò che vado sostenendo da tempo: le Regioni potranno anche avere qualche crepa nei loro sistemi di controllo perchè nessuno è perfetto, ma quando si verificano episodi truffaldini nel settore sanitario sono la prima parte lesa». «Ovviamente – aggiunge – non si tratta di colpevolizzare intere categorie che invece sono rispettabili e affidabili, ma di punire equamente le responsabilità dei singoli che mettano in atto azioni illecite a danno della collettività e dei loro stessi colleghi onesti. E questo vale sia per il pubblico che per il privato; sia per il livello professionale che per quello amministrativo». «In particolare – osserva Gava – è utile l’ inasprimento delle sanzioni amministrative correlate al profitto derivante dalle eventuali truffe, ed è innovativo e sacrosanto riservare le somme incassate ad azioni rivolte all’ utente, come la diminuzione delle liste d’ attesa». «Molto positivo – secondo Gava – anche il diretto coinvolgimento degli Ordini Professionali a garanzia della serietà ed onestà dei loro affiliati, e nell’ assunzione di eventuali decisioni sanzionatorie come la sospensione o radiazione per gli affiliati che risulteranno eventualmente colpevoli». Gava conclude sottolineando che «il Veneto è sin d’ ora a disposizione per collaborare in tutti i modi possibili al lavoro della task force di specialisti facenti capo al Ministero, che valutiamo come un prezioso aiuto al difficile lavoro di sorveglianza».
«Non accettiamo lezioni e suggerimenti dall’onorevole Bindi che, invece di attaccare il governo, dovrebbe fare autocritica». Piergiorgio Massidda, capogruppo della commissione Affari sociali di Forza Italia, risponde così all’ex ministro della Sanità sull’approvazione del decreto anti-truffe. «È scandaloso – aggiunge Massidda – che le critiche sul decreto legge contro gli illeciti nella sanità, approvato oggi dal Consiglio dei ministri, vengano proprio da chi, in quanto rappresentante della sinistra, ha avuto cinque anni di tempo per proporre rimedi e che, invece, proprio per un atteggiamento latitante ha causato degenerazioni nel sistema». Secondo il capogruppo della commissione Affari sociali di Fi, con questi «attacchi, la sinistra conferma tutta la sua arroganza: il governo – conclude – per dare risposte immediate ad una emergenza ha compiuto oggi un primo passo al quale seguiranno altri interventi migliorativi del sistema, in una materia delicata e complessa e in attesa della prevista revisione del sistema nazionale sanitario».
«Un provvedimento del genere – ha dichiarato Mario Falconi (Fimmg) – sembra più adatto a un regime dittatoriale che a una democrazia come dovrebbe essere la nostra. Mi sembra un decreto folle, almeno da quello che posso dedurre dal Comunicato stampa del ministero della Salute, visto che ora non abbiamo potuto vederne il testo approvato dal Consiglo dei Ministri». «Mi pare folle innanzitutto – ha aggiunto – perchè appare come un provvedimento repressivo che, invece di adottare strumenti per prevenire gli illeciti e colpirne i responsabili, è volto a intimidire indiscriminatamente l’intera professione medica, quasi fosse una sorta di associazione a delinquere di stampo mafioso, per obbligarla a risparmiare a tutti i costi, anche in maniera inappropriata, perchè non si ha il coraggio di ammettere che i fondi destinati alla sanità non sono sufficienti ad affrontare le necessità della popolazione soprattutto le fasce più deboli, come gli anziani. Insomma, invece di affrontare e risolvere i problemi colpendo chi lo merita, il decreto determinerà ulteriori danni per i cittadini, visto che difficilmente i medici potranno fare diagnosi e terapie in piena serenità come invece dovrebbe essere». «Infine, prendiamo atto – ha detto ancora – del fatto che il ministro è venuto meno a un impegno preso con la categoria: ci aveva chiesto di presentargli idee e proposte (che noi abbiamo prontamente formulato) assicurandoci un incontro sull’argomento: l’incontro ancora non c’è stato ed è invece arrivato questo decreto da regime totalitario. Domani il Consiglio nazionale della Fimmg, che era già stato convocato in precedenza, non potrà non prendere in considerazione quanto sta accadendo per valutare le iniziative che riterrà opportune a tutela della categoria e dei cittadini». «Non basta colpire il malaffare e gli illeciti in sanità ma bisogna garantire la formazione e l’aggiornamento dei medici e di tutto il personale sanitario». Questo il commento della Fp Cgil medici sul decreto contro le truffe in Sanità. Per il sindacato, «in particolare il medico ospedaliero e il medico di famiglia non devono più essere bersagliati di informazioni, spesso di parte, esclusivamente dai rappresentanti delle industrie biomedicali e delle case farmaceutiche. I medici – prosegue la Fp Cgil medici – come tutto il personale sanitario devono invece essere messi in condizioni di apprendere le continue novità scientifiche in modo critico e autonomo da chi ha interessi di parte». Per il sindacato si tratta quindi «al di là dei proclami sulla formazione continua in medicina, attivata sostanzialmente a carico della buona volontà e delle tasche di ciascun operatore, di stanziare le risorse ncessarie».
Per il procuratore della repubblica di Verona Guido Papalia il decreto-legge antitruffa è «complessivamente positivo, adeguato a rendere più efficace l’azione di contrasto dello Stato a tutti i tentativi truffaldini». «Certo – osserva – sul piano della repressione il decreto è efficace, ma forse occorerrebbe anche un intervento moralizzatore del settore. Questo, comunque, non ci compete». Quanto al decreto legge, Papalia, in particolare, valuta positivamente sia l’introduzione delle sanzioni pecuniarie «per tutti i casi residuali – spiega – nei quali non sussistono gli estremi del reato penale» sia della specifica circostanza aggravante nell’articolo 640 del codice penale per le truffe commesse dagli operatori del settore in danno del Servizio sanitario nazionale. Positivo, per il capo della procura scaligera, anche l’istituzione di una task force di specialisti facenti capo al ministero della Salute che affiancherà i carabinieri dei Nas nell’attività di controllo dell’ applicazione dei Livelli essenziali di assistenza e la Guardia di Finanza nell’accertamento di reati a danno del Servizio sanitario nazionale.