Il Vaticano lancia il suo anatema contro le unioni omosessessuali definendole «nocive per il retto sviluppo della società umana» e ordina ai politici cattolici di tutto il mondo di non riconoscerle in nessun modo, altrimenti compierebbero un atto «gravemente immorale». Sulla Santa sede piovono critiche da tutto il mondo.La realtà vi dà fastidio? Si rifiuta di sparire malgrado le vostre ripetute intimazioni? Fate come il cardinale Ratzinger: sparatele addosso. L’eroico inquisitore vaticano, ieri, ha aperto il fuoco per l’ennesima volta contro le unioni gay e lesbiche, con un documento di una decina di pagine («Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali») annunciato da giorni e messo a disposizione dei media senza neppure una conferenza stampa di presentazione. Tanto non c’è proprio niente da chiarire o da discutere. Dal punto di vista (per così dire) teorico nulla di nuovo: il solito minestrone di condanne bibliche e polverose teorie «scientifiche», condito con una discreta quantità di contraddizioni logiche.
Lo ha firmato il cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione della dottrina della fede. Lo ha analizzato con cura il papa ed è stato distribuito alle diocesi di tutto il mondo, che lo hanno custodito per giorni al riparo da occhi e orecchi indiscreti (in realtà erano state fornite anticipazioni). Finché, scattata l’ora X – questa volta in piena sintonia con George W. Bush, che ha appena dichiarato guerra agli omossessuali e vuole anche modificare la costituzione per santificare il matrimonio tra uomo e donna – l’anatema è stato pubblicamente scagliato. Ammutoliti i giornalisti: non solo per il contenuto del documento, ma anche perché non è stato consentito discutere in conferenza stampa le «Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali». Secondo la non nuova pratica dell’ingerenza, i legislatori sono avvertiti. Pardon, «illuminati». Altro che oscurantismo, scopo del documento è precisamente quello di «illuminare l’attività degli uomini politici cattolici», e non è una battuta. Il legislatore cattolico, dunque, deve escludere qualsiasi riconoscimento delle coppie omosessuali, esimersi dal votare testi che vanno in questa direzione, altrimenti compierebbe un atto «gravemente immorale». Tesi avvalorata da considerazioni altamente illuminate: «Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge naturale. Gli atti omosessuali, infatti, precludono all’atto sessuale il dono della vita».
Attenzione, poi, a non cadere nell’inganno: i suddetti «atti omosessuali» non sono «frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale». Ma la pietà non deve mai abbandonare un buon cristiano: si sappia che la chiesa invita a «accogliere con rispetto, compassione e delicatezza» gay, lesbiche e trans (soprattutto se non fanno sesso) perché «in questo modo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». E via discriminando ancora, pesantemente: che colpa hanno «tutti coloro che soffrono di questa grave anomalia»? Il giudizio della sacra scrittura «non permette di concludere» che gli omosessuali «siano personalmente responsabili; esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Ecco allora che le unioni omosessuali non possono essere «né incoraggiate, né tollerate né tanto meno legalizzate»; «non svolgono neppure in senso analogico remoto i compiti per i quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento specifico e qualificato». E Ratzinger le spara via via più grosse: «Le unioni omosessuali sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale». Di più: «Riconoscere legalmente le unioni omosessuali significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità». Inutile dire che permettere a gay e lesbiche di adottare bambini o di ricorrere a tecniche di fecondazione assistita sarebbe un abominio.
Di fronte al diktat i politici si dividono tra quelli che per essere «illuminati» non avevano bisogno della «bolla» vaticana; quelli che cominciano a vedere la luce e i quelli condannati alle tenebre, per primi i radicali che hanno persino presentato un esposto alla Procura di Roma e manifestato a San Pietro. Corre subito a inginocchiarsi Riccardo Pedrizzi, An, confortato dal leghista Calderoli che avverte minaccioso: «Nessuno venga mai a chiederci di dare riconoscimento legale alle unioni tra persone omosessuali». I centristi dell’Udc non hanno bisogno di esagerare, e Giovanardi garantisce: «Il pubblico non può che riconoscere, aiutare e agevolare le famiglie fondate sul matrimonio». Forza Italia manda invece avanti Francesco Giro (che vaneggia di eventuali polemiche «antinazionali e antitaliane») e Fabio Minoli. Forse nel frattempo Berlusconi era al telefono con Bush per prendere la linea: «Il presidente crede che il matrimonio sia un’istituzione sacra che riguarda un uomo e una donna e su questo principio non transigerà più», tuonava ieri il portavoce della Casa bianca suonando le note della prossima campagna presidenziale.
L’opposizione, invece, proprio ieri ha depositato alla camera la sua proposta di legge sul Pacs (patto civile di solidarietà). «Il documento del Vaticano si colloca fuori dal paese reale», commenta Titti De Simone, del Prc, annunciando che alla ripresa dei lavori il suo gruppo chiederà di calendarizzare le proposte presentate in parlamento. «Qualsiasi gruppo nucleo familiare ha valore sociale», sbotta il diessino Franco Grillini. «E’ un’ingerenza molto grave», incalza la Katia Belillo, Pdci. Si uniscono alle critiche Antonio Di Pietro, la diessina Barbara Pollastrini, la verde Luana Zanella, che invita a ispirarsi all’articolo 21 della Carta dei diritti europei contro le discriminazioni sessuali. E invece il Vaticano sforna «un documento offensivo e lesivo della libertà civile, umana e nazionale, siamo arrivati all’indecenza, vorremmo un moto d’orgoglio di tutti i parlamentari. Accogliere i gay con compassione e delicatezza? Non sono oggetti di porcellana ma persone rese forti dai tanti schiaffi presi», insorge Massimo Mazzotta, presidente del circolo Mario Mieli.
E il documento vaticano non suscita proteste solo in Italia. Se dalla Spagna si leva la voce della Federazione nazionale lesbiche, gay, transessuali e bisessuali, in Germania è un coro di critiche da parte dei politici, compresi i maggiori esponenti della Cdu.