Passa a sorpresa un accordo al ribasso. Vince l’alleanza fra Stati uniti ed Unione europea. Cede il Brasile. Il governo Lula avrebbe convinto la neo alleanza fra i paesi poveri a firmare il documento. A Cancun lo scontro sarà solo sull’agricoltura. Un commento di Antonio Tricarico*Si ribalta il tavolo in sole 24 ore. Nella mattinata del 30 agosto l’accordo sull’accesso ai farmaci contro le epidemie, bloccato venerdì da alcuni paesi del sud del mondo perché insoddisfatti dell’azione di annacquamento da parte degli Stati Uniti, passa al consiglio generale del Wto così come reinterpretato a vantaggio delle industrie farmaceutiche americane. Si scatenano i toni trionfalistici di chi aspettava disperatamente un piccolo passo in avanti nei negoziati a Ginevra per ridare morale ai negoziatori in vista dell’imminente conferenza ministeriale del Wto di Cancun che inizierà il 10 settembre prossimo. Per Supachai Panitchpakdi, direttore generale del Wto, si tratta addirittura dell’ultimo pezzo del puzzle necessario per poi chiudere la partita complessiva a Cancun, dal momento che questo accordo dimostrerebbe che i contrasti tra Nord e Sud si possono superare e che l’Organizzazione mondiale del commercio avrebbe la capacità di dare risposte anche a problemi umanitari.
D’altro canto, fra i critici del Wto, in molti si interrogano oggi sul perché il Sud del mondo, guidato negli ultimi giorni dalla leadership brasiliana abbia alla fine accettato un accordo che stava stretto a molti. Secondo le previsioni, i membri di questa alleanza sarebbero dovuti arrivare a Cancun in totale disaccordo con la linea statunitense, inclusa l’annosa questione farmaci. Da un punto di vista tecnico, è importante ricordare che la nuova alleanza di 17 importanti paesi del Sud, inclusi India, Cina, Sud Africa, Argentina e Brasile, racchiude posizioni diverse su alcuni dei capitoli spinosi dei negoziati commerciali. Anche sui farmaci, le esigenze risultano diverse. Al riguardo potrebbe sorprendere il silenzio sudafricano, paese in piena emergenza Aids, anche se è ben noto che la posizione di Pretoria non coincide pienamente con lo spirito della storica crociata mossa due anni fa dallo stanco Nelson Mandela contro l’egoismo delle multinazionali farmaceutiche americane. Inoltre il fronte del «grande Sud» non rappresenta necessariamente la posizione di tutti i paesi in via di sviluppo, in particolare i più piccoli.
La lettura dell’esito della drammatica questione farmaci, che ben poco aiuterà in il Sud e continuerà a protegge i profitti miliardari del «Big Pharma» Usa, deve essere più politica. L’intransigenza americana si è tradotta negli ultimi giorni in un vero pressing sulle importanti capitali del sud, a partire da Brasilia, utilizzando il presidente del consiglio generale del Wto, Perez del Castillo, ambasciatore uruguaiano al Wto. Un uomo che in realtà obbedisce più a Washington che alla sua capitale. Lula ed il suo entourage questo lo sanno bene, per questo potrebbero aver considerato necessario, tatticamente, mollare, evitando di essere sempre in prima linea, ma continuando a preparare proposte alternative unitarie con il resto dell’alleanza del Sud. Il Brasile punta in particolare sul fronte agricolo, e su questo tema dovrebbe ricevere man forte dall’India e dal gigante cinese. Su questo punto sta lavorando il ministro brasiliano per la riforma agraria, Miguel Rosetto, che la scorsa settimana ha siglato, insieme con i movimenti contadini dei territori più poveri del Brasile, la dichiarazione di Brasilia. Un testo particolarmente avanzato in tema di agricoltura familiare e negoziati internazionali.
Questo posizionamento, sostenuto dai movimenti brasiliani, fa ancora sperare che l’«alleanza del grande Sud» tenga fino all’ultimo di fronte all’inaudita pressione da parte dell’asse Usa-Ue. Per quest’ultimo, nonostante i rallegramenti di circostanza, la questione farmaci conferma l’allineamento di Bruxelles sulle posizioni Usa.
L’Europa ha dunque nuovamente rinunciato a giocare un ruolo di mediazione diverso che cerchi una vera sponda nel Sud. Evidentemente il commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, deve tenere conto anche della cruciale partita che si sta giocando negli stessi giorni alle Nazioni Unite tra le due sponde dell’Atlantico sul confuso ed insanguinato dopo-guerra iracheno. L’Europa, infatti, potrebbe decidersi ad ammorbidire le proprie posizioni, in particolare sull’agricoltura, pur di ottenere il controllo parziale del territorio dell’Iraq.
Intanto dall’Italia, il vice-ministro delle Attività produttive Adolfo Urso, che guiderà la delegazione governativa a Cancun, ha addirittura ringraziato le Ong per l’encomiabile lavoro di pressione fattoper piegare l’opposizione americana. Peccato che tutte, a partire da Oxfam e Medici Senza frontiere, rigettino l’accordo perché inadeguato e parziale di fronte all’emergenza sanitaria nel Sud del mondo. Secondo le associazioni l’accordo di ieri rappresenta un passo indietro rispetto alla dichiarazione specifica sull’argomento siglata, anche dal governo americano, alla scorsa conferenza ministeriale del Wto a Doha nel novembre 2001.