Finalmente il governo del Sudafrica, guidato da Thabo Mbeki, ha deciso di distribuire gratuitamente ai cittadini sudafricani i farmaci antiretrovirali per combattere l’Aids. Si tratta di una decisione di portata storica, visto che – nonostante la famosa vittoria di Pretoria contro le «Big Pharma» che volevano opporsi alla decisione di Mandela di importare farmaci generici per combattere la malattia – Mbeki non aveva mai fatto il grande (e scontato) passo di avviare una politica di distribuzione gratuita dei farmaci. Ieri, infine, l’approvazione di un piano nazionale che rende disponibili gli antiretrovirali nel sistema sanitario pubblico. Il ministro della Sanità, Manto Tshabalala-Msimang, ha annunciato che «il governo, con una procedura d’urgenza, comincerà a realizzare un programma per la messa a disposizione di farmaci antiretrovirali nel settore pubblico della Sanità». Un piano nazionale d’intervento era richiesto da oltre due anni dall’opposizione politica, dagli ambienti medici, dalle associazioni, dai sindacati e da personalità, come i premi Nobel per la pace Nelson Mandela e Desmond Tutu. Ma solo ad agosto Mbeki, ha dato disposizione al ministero della Sanità di preparare la bozza. Il varo del piano – afferma il governo in un comunicato – è stato reso possibile dall’ abbassamento del prezzo dei farmaci negli ultimi due anni. Il piano prevede di installare un centro di distribuzione di antiretrovirali in ciascun distretto entro un anno e in ciascuna municipalità entro cinque anni. Secondo le prime previsioni nel primo anno dovrebbero essere coinvolte circa 50 mila persone. Il problema principale, sottolineano gli specialisti, è di rendere disponibile il trattamento nelle zone rurali dove la popolazione è più colpita ma dove mancano le infrastrutture e il personale qualificato necessario. A questo proposito il governo ha annunciato «il reclutamento di migliaia di infermieri specializzati» e «un vasto programma di formazione» per assicurare un utilizzo «sicuro, etico ed efficace» dei farmaci. La cura non è l’unico obiettivo del piano. La prevenzione continua ad essere una priorità e l’intensificazione della campagna di informazione mira a far sì «che i 40 milioni di sudafricani che non sono infettati non lo diventino». L’opposizione ha plaudito alla decisione. Mike Waters, portavoce di Alleanza democratica (destra liberale), il principale partito di opposizione, ha rilevato che si tratta di una buona cosa, ma che doveva essere presa prima. Secondo la più grande confederazione sindacale del Paese, il Cosatu (con 1,7 milioni di membri), alleato storico dell’ African National Congress (Anc) al potere e fortemente critico sul suo approccio al problema dell’Aids, questa decisione offre «una boa di salvataggio» a migliaia di persone colpite dal virus. La situazione dell’infenzione da Hiv è, come è noto, molto grave in Africa. Qualche tempo fa il direttore del Programma alimentare mondiale del’Onu, James Morris, lanciò una tragica profezia: nel 2010 ci saranno in Africa ben 20 milioni di orfani per colpa dell’Aids, quasi il doppio degli attuali 11 milioni. In Sudafrica si stimano più di 4 milioni di persone sieropositive e, stando ad indagini presso centri neo-natali del paese, una donna su quattro è sieropositiva. Questo significa che si possono stimare circa 70000 bambini all’anno sieropositivi. Un problema amplificato nelle aree rurali dove la percentuale di donne sieropositive si aggira intorno al 20%. Se il piano verrà effettivamente attuato, si potrà finalmente sgomberare il campo da tanti dubbi che hanno accompagnato il governo di Mbeki. Le associazioni come la Treatment Action Campaign, che si costituì parte civile all’epoca della battaglia sul Medical Act firmato da Mandela, accusava il presidente di essere ossequioso nei confronti del grande business, e all’imperativo di mantenere il deficit di bilancio entro il 3% del Pil. Le difficoltà di Mbeki sulla questione sono state finora talmente forti, che una volta in un’intervista si lasciò scappare che, secondo lui, l’Aids non è altro che un complotto per deprimere l’Africa.