«Il documento del Vaticano? Mi dispiace ma finché non l’ho letto non parlo. Ho sempre fatto così sulle cose dei preti». Non è certo per incompetenza se Rosy Bindi , la «pasionaria» della Margherita, non vuol commentare le parole del cardinale Joseph Ratzinger, che chiede ai politici cattolici di dire no ai progetti di legge per «il riconoscimento legale» delle unioni gay. Ma poiché l’ipotesi dell’obiezione di coscienza è lontana anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Udc), scivola via: «Non l’ho letto». Rocco Buttiglione è «troppo impegnato» e Stefania Prestigiacomo se la cava con una battuta: «Buone vacanze…». Un po’ di imbarazzo perché la Chiesa guarda alle cose del Palazzo? «No, questione di tempo». In Parlamento il riconoscimento delle coppie gay non è all’ordine del giorno. Ma proprio ieri i Ds con l’Arci hanno proposto di introdurre il patto civile di solidarietà che assicura riconoscimenti di natura legale, patrimoniale e fiscale ai conviventi, anche gay. Difficile dire quando si arriverà a discutere leggi sulla equiparazione dei diritti per gli omosessuali. Il leghista Giancarlo Giorgetti su questo è netto: «Finché ci sarà questa maggioranza qui non passa nulla sui gay». A proposito del monito di Ratzinger, il capogruppo del Carroccio, Alessandro Cè , accusa l’Udc di «razzolare bene e predicare male»: avrebbe nel cassetto una legge sulle coppie di fatto. «Cè sbaglia – replica il capogruppo Udc, Luca Volontè -. La nostra proposta non riguarda le coppie di fatto ma pone sullo stesso piano i figli nati dentro e fuori dal matrimonio, è un atto di civiltà su cui la Chiesa non può essere in contrasto». Bruno Tabacci , Udc, è possibilista: «Vedremo al momento del voto. Il Papa fa la sua parte, noi politici dobbiamo fare le nostre battaglie, nel rispetto di tutti». Una legge sulle unioni gay pone problemi etici? «Tutte le leggi ne pongono, anche quella sui casinò». Per An il documento del Vaticano è «un incoraggiamento» a proseguire sulla strada di sempre. Italo Bocchino non ha nulla contro i gay, ma nel nostro Paese «non c’è spazio per il riconoscimento della coppia omosessuale». Nessuna ingerenza da parte della Chiesa? «Il Papa fa le sue battaglie. Ma sull’indulto, ad esempio, abbiamo rispettato le indicazioni del Vaticano senza però seguirle». Ne fa una questione politica anche Teodoro Buontempo : «Il Vaticano ha capito che la politica è debole e vuole anticipare gli eventi». «Cattolico e peccatore» , Gustavo Selva definisce l’unione tra gay «contro natura» e guarda con orrore alla possibilità che un giorno le coppie lesbiche possano ricorrere alla procreazione assistita. «Contro scenari come questo sono pronto all’obiezione di coscienza». Antonio Tajani di Forza Italia aggira il problema: «Ognuno può vivere con chi vuole, ma al Parlamento europeo ho sempre votato contro ogni proposta di riconoscimento per le coppie gay». Anche nel centrosinistra i parlamentari cattolici vivono con un certo imbarazzo le questioni che riguardano le coppie gay, divisi tra i moniti del Vaticano e la necessità di assicurare misure solidaristiche anche a quanti fanno questa scelta di vita. Per il coordinatore della Margherita Dario Franceschini «non c’è nulla di male a che la Chiesa rivolga il suo messaggio ai politici di tutto il mondo», ma lui «da cattolico liberale che ha imparato la lezione di Sturzo e De Gasperi», ascolta e poi deciderà «in modo autonomo». Più a disagio il leader dell’Udeur Clemente Mastella , che si era persino «esposto» annunciando la firma della legge ds: «Vorrà dire che firmerò e poi non voterò», cercando di conciliare obiezione di coscienza e ragioni di coalizione. Per Gerardo Bianco , ex segretario del Ppi, «non è questione di coscienza, ma del quadro generale dei rapporti della società che si ha in mente». Inutile dire che lui è contrario all’equiparazione con il matrimonio, anche se «altra cosa è un atteggiamento solidale nei confronti delle coppie gay». Non si scandalizza dell’invito di Ratzinger il ds Mimmo Lucà , cattolico e membro della segreteria Fassino, pronto all’obiezione di coscienza. «Sull’equiparazione delle unioni di fatto con la famiglia non sono d’accordo, quanto ai diritti economici sarebbe meglio istituirli con provvedimenti amministrativi, senza legiferare». Eppure Lucà gradirebbe che queste prese di posizione della Chiesa «ci fossero anche su altri argomenti».