non nascondiamo il dispiacere e la delusione che abbiamo provato nell’apprendere i contenuti del discorso programmatico che la ministro Lorenzin ha tenuto di fronte alle Commissioni Affari Sociali della Camera dei Deputati e Igiene e Sanità del Senato nei giorni scorsi, dove è stato evitato ogni accenno alle problematiche di HIV e AIDS.
Nell’ampia parte dedicata da Lei, ministro Lorenzin, alla prevenzione (annunciando la scrittura entro l’anno del prossimo Piano di Prevenzione), non una parola è stata, infatti, dedicata a HIV e AIDS, e in generale alla salute sessuale, mai menzionata. Ricordiamo che, già nell’attuale Piano, su HIV e AIDS è assente tutta una parte attuativa e operativa, specie sulla prevenzione primaria, oggi più che mai doverosa. In compenso, è stato invece dato ampio spazio, sorprendentemente, a dichiarazioni che riguardano le politiche contro la droga. Sorprendentemente perché a oggi, purtroppo, ancora non sappiamo, e qui ci rivolgiamo a Lei, presidente Letta, da chi dipenda, in questa legislatura, il Dipartimento per le Politiche Antidroga interno alla Presidenza del Consiglio.
Eppure anni di intenso lavoro della Commissione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (CNA) e della Consulta delle Associazioni per la lotta contro l’AIDS (CAA) hanno dimostrato l’impatto importante di questi temi da molti punti di vista: sanitario, sociale, epidemiologico, economico. Le relazioni finali, recentemente stilate, delle attività di CNA e CAA sono l’imprescindibile punto di partenza, e le loro indicazioni principali devono essere urgentemente declinate in azioni concrete ed operative dal governo e dal parlamento. L’alternativa è dichiarare inutile il lavoro di anni, competente e faticoso, di rappresentanti istituzionali, medici, scienziati, attivisti e persone che vivono con l’HIV.
In Italia si stimano 150.000 persone che vivono con l’HIV, e ogni anno circa altre 4000 persone ricevono una nuova diagnosi. Obiettivo del processo avviato da tempo, al fianco delle istituzioni, dovrebbe ancora essere invertire la tendenza ormai costante di nuove infezioni. Un obiettivo raggiungibile solo se le politiche di prevenzione (anche di stigma e discriminazione), cura e ricerca scientifica saranno aggiornate e implementate, come chiaramente raccomandato anche da UNAIDS e da tutti gli organismi europei.
Non si hanno inoltre più notizie da parte dell’Istituto Superiore di Sanità dei progetti di ricerca in essere presso l’ente: far morire la ricerca pubblica in un settore come questo, vista la scelta fatta di cancellare il Programma nazionale di Ricerca contro l’AIDS, è sintomo di disinteresse e poca lungimiranza. E non possiamo tacere l’ormai annosa e globalmente vergognosa questione dei contributi mai più versati, dal 2009, al Fondo Globale di lotta contro AIDS, Tubercolosi e Malaria.
Il silenzio della politica, soprattutto di governo, che sta calando su questa patologia è davvero non più sostenibile.
Gentile Presidente, gentile Ministro, se l’AIDS fosse ancora una patologia a sicuro esito mortale, con terapie non efficaci, saremmo forse più ascoltati? Ci pare d’obbligo farci questa domanda, ricordando i tanti amici e amiche che non sono più tra noi, perché il silenzio aggrava anche la già cattiva informazione sulla prevenzione della patologia stessa, che ogni anno vede un costante incremento di nuove infezioni, con un notevole costo sociale ed economico per il Paese.
(F.to)
Alessandra Cerioli,
Presidente Nazionale LILA
Filippo von Schloesser,
Presidente Nadir Onlus
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