La Commissione Unica del Farmaco potrebbe proporre l’inserimento di Fuzeon™ in classe C. Qualora fosse il cittadino a pagarne le spese l’unica responsabile sarebbe Roche, che ha deciso di andare allo scontro su quello che gli attivisti considerano un prezzo di rapina.Gli uffici della Commissione Unica del Farmaco (Cuf) occupano il terzo piano di un palazzo ministeriale in Via della Civiltà Romana. La strada che ha ci portati all’incontro con il dott. Martini, che dirige ormai da anni la Cuf, è iniziata quasi un anno fa, quando l’Italian Community Advisory Board (I.Cab) si fece promotore di una campagna internazionale per la riduzione del prezzo di Fuzeon™.
Il 4 aprile 2003 Italian Community Advisory Board inviò una lettera sottoscritta da 35 organizzazioni (1), e da decine di singoli individui, chiedendo la riduzione del prezzo di 52 € giorno/paziente proposto da Roche International. Per la prima volta in Italia un gruppo di attivisti decideva di intervenire direttamente nel processo di approvazione al commercio di un farmaco, reclamando un ruolo attivo dei pazienti nel processo negoziale.
Le ragioni della richiesta si basavano su una semplice considerazione, che il problema del costo dei medicinali, drammaticamente urgente per i paesi in via di sviluppo, potrebbe rapidamente estendersi all’intero pianeta nei prossimi dieci o venti anni. A quel punto anche i paesi industrializzati, le cui popolazioni godono da quasi cinquant’anni dell’accesso sistematico e gratuito ai farmaci necessari, potrebbero vedere tale diritto ridursi progressivamente. Fino a che punto, infatti, i sistemi sanitari dei paesi industrializzati potranno continuare a sostenere l’aumento dei costi di fronte alla necessità di rimborsare i nuovi farmaci innovativi, e come si può pensare che il costo dei medicinali possa mantenere nel tempo una crescita esponenziale che eccede ampiamente quella del resto dell’economia? Già oggi in molti paesi europei la percentuale di spesa sanitaria stanziata per i medicinali è vicina al limite di guardia: 17% in Francia, 16,3% in Belgio, 17,1 in Grecia e 12,8% in Germania. La tendenza è la stessa in tutti i paesi ricchi: in Canada, per esempio, nel 2000 i medicinali costituivano il 15,2% del bilancio della sanità, contro l’11,4% di dieci anni prima.
Non era difficile immaginare che le multinazionali farmaceutiche non avrebbero gradito interferenze nei meccanismi regolatori che hanno trasformato il mercato farmaceutico in un eldorado economico e finanziario. E così è stato. Nel mese di aprile David Reddy, Franchise Leader, F.Hoffman La Roche, la multinazionale svizzera che produce Fuzeon™, ha risposto (2) alla lettera inviata da Italian Community Advisory Board, senza tuttavia fornire risposte soddisfacenti alle richieste dei pazienti. Neppure l’incontro fissato con Roche Italia il 21 Maggio 2003 (3) ha dato risultati degni di nota. E così, il 30 giugno 2003, Italian Community Advisory Board ha deciso di rivolgersi direttamente alla Cuf, chiedendo un incontro con il direttore dell’Agenzia Unica del Farmaco.
Sulla base di un analisi della situazione che ci ha trovato immediatamente d’accordo, il dott. Martini si è dichiarato favorevole a dare un segnale politico forte, tentando di dare un freno all’aumento incontrollato dei prezzi dei prodotti farmaceutici, senza tuttavia compromettere l’accesso al farmaco da parte delle persone sieropositive in fallimento avanzato.
Martini si è dichiarato d’accordo sulla necessità di ridurre il prezzo di Fuzeon™, tenendo tuttavia aperta una seconda possibilità: qualora Roche Italia non si dichiarasse disponibile ad una significativa riduzione del prezzo di vendita, la Commissione Unica del Farmaco proporrà l’inserimento di Fuzeon™ in classe C, fissando un tetto massimo di spesa che non potrà essere superiore al prezzo fissato negli altri paesi europei, ed assicurandosi che siano i centri clinici, e non il cittadino, a sostenere le spese relative all’acquisto del farmaco. A quel punto Roche sarebbe costretta ad aprire una trattativa sul prezzo del nuovo inibitore della fusione con ognuno dei centri clinici Italiani. Politicamente, tale soluzione permetterebbe alla Cuf di mantenere intatto il dissenso sul prezzo del farmaco, senza limitare in alcun modo l’accesso a Fuzeon™. Tale soluzione consentirebbe inoltre di riaprire in qualsiasi momento la trattativa per l’inserimento di Fuzeon™ in classe H sulla base di una posizione negoziale più vantaggiosa per la Cuf.
E’ chiaro che la soluzione migliore sarebbe inserire Fuzeon™ in classe H, ad un prezzo sensibilmente inferiore a quello proposto da Roche. Nel caso in cui il farmaco venisse invece inserito in classe C, e qualora fosse il cittadino a pagarne le spese, l’unica responsabile sarebbe Roche, che ha sistematicamente ignorato le richieste dei pazienti e della società civile decidendo di andare allo scontro su quello che molte agenzie regolatorie considerano un prezzo di rapina. L’Italia non è il solo paese a mettere in dubbio la possibilità di rimborsare Fuzeon™. In Canada, dove il farmaco è stato recentemente approvato, solo lo stato del British Columbia ha inserito Fuzeon™ nella lista dei farmaci rimborsabili, e solo per un numero limitato di pazienti in fase avanzata, e resistenti a tutti gli altri farmaci disponibili.
Le associazioni dei pazienti continueranno a battersi per la rimborsabilità integrale dei farmaci salvavita. Allo stesso tempo non possiamo permettere che le multinazionali farmaceutiche ci tengano in ostaggio allo scopo di imporre prezzi che riteniamo del tutto ingiustificati. Avere aperto un canale di comunicazione con l’Agenzia Unica del Farmaco rappresenta probabilmente il dato di maggiore importanza per il futuro. Speriamo sinceramente che ciò possa aprire la strada ad un maggiore coinvolgimento della società civile sulla questione relativa ai prezzi dei prodotti farmaceutici.
(1) La lettera inviata il 4 aprile
(2) La risposta di Roche
(3) Il verbale dell’incontro con Roche Italia
Per maggiori informazioni su Italian Community Advisory Board
icab.bravepages.com
i.cab@libero.it