Due studi evidenziano relazioni tra temperamento, vita affettiva e Hiv: i gay accoppiati e quelli più socievoli sviluppano la malattia molto dopo gli introversi o i single.Siete irritabili, nervosi o timidi? Attenzione: il vostro sistema immunitario potrebbe essere sensibilmente indebolito, e nel caso siate sieropositivi, questo potrebbe portarvi a sviluppare più velocemente la malattia. Invece se godete di una soddisfacente relazione di coppia, la vostra risposta immunitaria ha più probabilità di risultare efficace nel tenere lontano l’insorgere di complicazioni. Due studi evidenziano le connessioni che esistono tra la risposta immunitaria al virus dell’Hiv che l’organismo è in grado di dare, e le condizioni legate al temperamento e alla situazione affettiva.
Secondo il primo studio effettuato dai ricercatori della Università della California di Los Angeles, le persone introverse tendono a essere nervose, e questo sembra rendere loro più difficile combattere contro il virus dell’Aids. I tipi calmi, affabili e socievoli, invece, lo combattono molto meglio.
«Il modo in cui conduci la tua vita fa una grossa differenza su come il tuo corpo resiste all’assalto di questa malattia infettiva» afferma il co-autore dello studio Steve W. Cole, professore assistente di medicina.
Per centinaia di anni, i medici hanno tentato di scoprire come la personalità e le reazioni allo stress influenzino il sistema immunitario. Nei loro studi avvenuti prima dell’avvento dei potenti farmaci anti-Aids, Cole e i suoi colleghi hanno scoperto che i gay non dichiarati si ammalavano di più dopo essersi infettati con il virus dell’Hiv e morivano in genere due o tre anni prima dei pazienti dichiaratamente gay. «Abbiamo pensato che le persone non dichiarate fossero più stressate o depresse o ansiose» ha detto Cole. Ma in realtà i gay che si nascondono, che corrispondevano a circa il 20% di quelli studiati, non erano nessuna di quelle cose, nel loro complesso; tendevano solo a essere introversi.
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato 54 gay che si sono sottoposti a un test psicologico alla fine degli anni ’90. I risultati sono apparsi sul numero di dicembre del giornale Biological Psychatry. I ricercatori volevano scoprire anche se le persone introverse fossero anche irritabili: e in effetti lo erano, ha detto Cole, e questo è importante perché l’irritabilità, che è un segno di un sistema nervoso ultra-sensibile, sembra indebolire il sistema immunitario.
Quando si tratta di combattere l’Aids, «ciò che conta davvero è il temperamento e lo stile di vita, se riesci a crearti una vita che corrisponda al tuo temperamento, o se vivi costantemente in conflitto con la tua natura fondamentale», afferma Cole. Il passo successivo per i ricercatori sarà quello di esaminare la possibilità di aiutare i pazienti con Hiv o Aids a combattere il virus agendo sul sistema nervoso attraverso l’assunzione di farmaci.
Oltre al temperamento, pare che anche la situazione affettiva aiuti a combattere l’Aids: la seconda ricerca mostra infatti che le persone con Hiv o Aids che hanno una relazione stabile, hanno una probabilità più alta di vivere più a lungo di coloro che sono single o in relazioni poco felici. Alcuni scienziati svizzeri hanno seguito 3736 adulti sieropositivi che hanno iniziato una terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) prima del 2002. I risultati sono pubblicati sull’ultimo numero del British Medical Journal.
Ogni sei mesi, è stato chiesto ai pazienti se avessero avuto rapporti sessuali con il partner abituale. All’inizio della HAART, il 52% dei partecipanti riferivano una relazione stabile; questa percentuale è diminuita fino al 46% dopo cinque anni. I ricercatori hanno scoperto che coloro che continuavano ad avere una relazione stabile avevano un tasso più basso di progressione verso la malattia, e un incremento delle cellule CD4 e della soppressione virale. La ragione di ciò è sconosciuta, ma gli autori suppongono che le persone con una vita di coppia stabile potrebbero incorrere meno nella depressione.
«Possiamo solo immaginare le ragioni per cui una relazione stabile è associata con un tasso minore di progressione della malattia per le persone sieropositive» scrive il professore Heiner Bucher nelle note che accompagnano i risultati. Bucher ha detto che sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se la presenza a lungo termine di un professionista medico o di una rete sociale stabile porta a benefici simili a coloro che sono in una relazione duratura.
Lo scorso mese, alcuni ricercatori californiani hanno pubblicato uno studio che mostrava che la terapia HAART aiuta a ridurre il rischio di trasmissione dell’Hiv ai partner. I Centres for Disease Control hanno anche raccomandato a tutti i partner di persone infette con l’Hiv di fare il test, affermando che un gran numero di partner di sieropositivi non lo hanno mai fatto.