Una delle aree più difficili da difendere dall’attacco del virus dell’Hiv è il sistema linfatico. Ora, forse, i meccanismi con cui questo si annida nei linfonodi sarà più chiaro. Secondo quanto scrivono i ricercatori della John Hopkins University di Baltimora in un articolo pubblicato su ‘Lancet’, la Pet (tomografia a emissione di positroni), e’ in grado di rivelare le aree in cui il sistema immunitario ha ingaggiato battaglia contro l’Hiv. I ricercatori spiegano che questo esame “riesce a rivelare la reazione del sistema linfatico all’attaco del virus dell’Aids”. Dai linfonodi, suggeriscono gli autori della ricerca, si riuscirebbe a risalire allo stadio dell’infezione, quindi alla possibilita’ di differenti opzioni terapeutiche comprese la chirurgia o la radioterapia. Esisterebbe infatti una “notevole differenza” tra la quantita’ di virus presente nel sistema linfatico di malati di lunga data rispetto ai sieropositivi recenti. “In questi ultimi, infatti – spiega il coordinatore dello studio, David Schwartz – il virus dell’Hiv e’ rintracciabile solo nei linfonodi di collo e testa”. Ecco perche’ i ricercatori pensano che nei malati appena entrati in contatto con il virus, come in quelli che sono riusciti a tenere sotto controllo l’infezione, sia possibile ‘vedere’ in quali linfonodi si annida l’Hiv per procedere selettivamente a una rimozione chirurgica o alla radioterapia. “In modo – dicono – da rallentare in maniera significativa la progressione della malattia. E sospendere per un significativo periodo di tempo la terapia evitando pericolose resistenze ai farmaci”. Le conclusioni, ricavate dall’osservazione di 15 pazienti affetti dal virus Hiv-1, non convincono pero’ molti ‘colleghi’ secondo cui “sono troppe le aree in cui va ad annidarsi il virus dell’Aids e ancora sconosciuti i modi di propagazione della malattia”.