Per i gay e le lesbiche del regno unito il nuovo anno segnerà l’inizio di una nuova stagione di diritti grazie a un disegno di legge del governo che legalizza le unioni tra persone dello stesso sesso equiparandole a quelle eterosessuali. Ad annunciarlo è stata ieri la stessa regina Elisabetta nel tradizionale discorso di presentazione al parlamento riunito, Comuni e Camera dei Lords, del programma dell’esecutivo per il 2004. «Il mio governo intende mantenere gli impegni per accrescere eguaglianza e giustizia sociale presentando un testo di legge sulla registrazione del partneriato tra le persone dello stesso sesso», ha detto la regina madre. Per gli omosessuali britannici si tratta di una novità importante, anche se abbondantemente annunciata. Il Civil Partnership Bill, questo il nome del provvedimento che per il momento avrebbe valore solo per Inghilterra e Galles, pur non prevedendo alcuna cerimonia ufficiale per le coppie gay, ha tutte le caratteristiche di un matrimonio, compreso un atto legale simile al divorzio per le coppie in crisi che decidono di mettere fine alla propria unione. Lungo e importante, l’elenco di nuovi benefici a favore delle coppie gay e lesbiche. Si va dal diritto alla pensione di reversibilità (ovvero quella del partner deceduto) a diritti ospedalieri (come quello di poter far visita al partner ricoverato, possibilità oggi consentita in molti casi solo ai parenti), passando per l’esenzione della tassa di successione sulla casa del compagno e della compagna. E’ prevista inoltre la possibilità di registrare la morte del partner e di continuare a essere titolari dell’affitto di una proprietà al suo posto. Tra i punti più delicati, c’è poi la possibilità di portare la patria potestà sui figli nati da un precedente matrimonio o rapporto di coppia, estendendola anche al nuovo partner. Com’è facilmente intuibile si tratta di una vera rivoluzione, anche se non del tutto inaspettata. La settimana scorsa, infatti, il governo aveva reso pubblico l’esito di un sondaggio condotto tra i sudditi di sua maestà proprio sulla proposta a favore delle coppie omosessuali e i risultati non avevano lasciato dubbi: otto intervistati su dieci si erano detti favorevoli. Opinione pubblica a parte, ci sono poi altri elementi che potrebbero risultare fondamentali al successo del disegno di legge. Oltre al fattore numerico – 420 deputati laburisti contro poco più di un centinaio di conservatori – va detto che ormai da tempo l’omosessualità non è più un tabù così forte tra i deputati del parlamento britannico. E non solo perché alcuni di loro, sia a destra che a sinistra, hanno dichiarato apertamente il proprio orientamento sessuale (è il caso dell’ex ministro dell’Agricoltura Nick Brown) ma anche perché il nuovo leader dei conservatori, Michael Howard, sembra molto attento ad aprire il partito alla società. E sorprese non dovrebbero arrivare neanche da parte della chiesa anglicana, che oltre ad avere proprio nella regina madre il suo vertice, è sull’orla dello scisma a causa delle polemiche sulla nomina dei vescovi apertamente gay. Proprio per questo, insomma, potrebbe essere disposta, pur opponendosi, a non fare barricate contro il provvedimento. Il riconoscimento delle coppie gay allinea la Gran Bretagna a quanto già fatto da altri nove paesi europei, anche se solo in due, Olanda e Belgio, si parla di matrimonio a tutti gli effetti. In Italia siamo ben lontani dal raggiungere simili risultati. Il massimo è stato raggiunto con l’istituzione dei registri comunali per le coppie di fatto, esperienza che ha visto come protagonisti alcuni comuni soprattutto toscani ma che per ora hanno un valore quasi esclusivamente simbolico.