La fine del 2004 impone alcune riflessioni sullo stato della ormai ventennale battaglia contro il virus dell’Hiv, che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha definito la vera ”arma di distruzione di massa”.Chi si illudeva che il peggio fosse passato, apprende che tornano ad aumentare i casi di infezione e di Aids conclamato negli Stati Uniti e in Europa. È la prima volta dal 1996, l’anno della svolta nella cura che aveva trasformato la sindrome in una condizione cronica, almeno nei paesi ricchi. E se non si fermerà l’epidemia globale, il serbatoio di persone infette, che ha già raggiunto la quota di 42 milioni nel mondo, non può che tornare a riversarsi anche su di noi, travolgendo ogni argine.
È la maledizione di un virus che si propaga con la più irrinunciabile attività umana: il sesso. L’avanzamento del virus smentisce l’eccessivo ottimismo sulla diffusione della malattia, e indica il basso senso di rischio avvertito dai giovani come una delle tendenze più pericolose di cui tener conto. In una situazione simile non dare la precedenza all’informazione e alla diffusione del sesso sicuro tra i giovani è dunque un’irresponsabilità inaccettabile.
Anche quest’anno il premio per la peggiore informazione sul sesso sicuro va alla chiesa cattolica che dopo aver sconsigliato l’uso del preservativo come prevenzione all’AIDS, sostenendo su basi pseudo-scientifiche che il virus dell’HIV passa attraverso le fitte maglie di lattice dei profilattici, il primo dicembre ci ha fatto gentilmente sapere che la fedeltà, la castità e l’astinenza sono il modo migliore per fermare la diffusione dell’Hiv e dell’Aids.
Chi sperava nel vaccino per il momento ci ha messo una croce sopra. Aidsvax è fallito definitivamente, e il vaccino tricolore sta già incontrando i primi ostacoli tra le pagine di Science, che lascia intendere come il finanziamento allo studio da parte degli Stati Uniti non sarebbe altro che il frutto ”del profondo apprezzamento Usa per il supporto italiano alla lotta al terrorismo”, e negli uffici dell’Istituto di virologia umana di Baltimora, da cui Robert Gallo, uno dei pionieri della ricerca sull’Hiv, dichiara di non credere all’approccio scientifico del vaccino sperimentale italiano.
La realtà è che il vaccino ancora non c’è, e forse non ci sarà mai, se hanno ragione gli scienziati che fanno osservare come il diabolico Hiv attacchi proprio le cellule che dovrebbero difenderci. Le quali non riescono a sopraffare definitivamente l’infezione naturale, per definizione uno stimolo più potente di qualsiasi vaccino.
Non restano che i farmaci, ma si deve fare i conti con un nemico capace di mutare un miliardo di volte in 24 ore in ogni singolo malato. La corsa a trovarne di nuovi, per superare la resistenza ai vecchi, dà risultati sempre più lenti e costosi. Si torna così al punto di partenza: mentre le soluzioni sono già talmente onerose da essere inutilizzabili dove ce n’è più bisogno, nei paesi meno sviluppati dove vive il 95% delle persone sieropositive, nei prossimi dieci o venti anni il problema potrebbe estendersi all’intero pianeta. Già oggi in molti paesi europei la percentuale di spesa sanitaria stanziata per i medicinali è vicina al limite di guardia: 17% in Francia, 16,3% in Belgio, 17,1 in Grecia e 12,8% in Germania. La tendenza è la stessa in tutti i paesi ricchi: in Canada, per esempio, nel 2000 i medicinali costituivano il 15,2% del bilancio della sanità, contro l’11,4% di dieci anni prima.
«Le leggi della domanda e dell’offerta non possono risolvere l’Aids» ha scritto “The Economist”. Con 480 milioni di morti previsti dall’Onu da qui al 2050 urge qualche idea idea creativa di finanza pubblica.
Anche nel 2003, nonostante le preghiere e gli ossequi alle rispettive divinità, gli uomini hanno continuato a odiare, a sparare, a elevare muri e a chiudere porte, e a combattere guerre in nome della lotta al terrore. A molti continua però a sfuggire come l’epidemia di Aids minacci la stabilità mondiale molto più che il terrorismo. Come una bomba degli attentatori, l’Aids uccide senza fare distinzioni tra le sue vittime: la differenza però è che uccide molte più persone di quante possa mai sognare di fare un terrorista. Un concetto espresso recentemente dallo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, secondo cui sarebbe l’Aids la vera ”arma di distruzione di massa”. Secondo Annan, intervistato dalla Bbc in occasione della Giornata mondiale della lotta all’epidemia, il mondo starebbe perdendo una delle sue guerre più importanti.
Una delle poche voci ottimistiche quella di Gérard Dupuy, che poche settimane fa scriveva su Libération: «L’epidemia di Aids, se da un lato ha confermato le tristi profezie di quelli che hanno subito denunciato l’immobilità dei politici, ha avuto anche un significato positivo: il modo in cui i pazienti hanno collaborato allo studio della malattia non ha precedenti nella storia della medicina».