Da oggi a Vienna vertice delle Nazioni unite sulle coltivazioni e i consumi di stupefacenti. All’ordine del giorno ancora il discusso piano «Scope». Ne parliamo con Antonio Costa, successore di Pino Arlacchi all’Agenzia Onu sulle droghe.Da oggi al 17 aprile 2003 si svolge a Vienna la riunione interministeriale delle Nazioni unite che dovrà fare il punto, esattamente a metà percorso, sul discusso piano Scope, proposto dall’ex direttore dell’Undcp (l’agenzia Onu sulle droghe) Pino Arlacchi. Il piano prevedeva l’eradicazione completa della pianta della coca, del papavero da oppio e della canapa indiana entro il 2008. Dopo l’uscita di Arlacchi l’Undpc ha cambiato nome in Unodc ed è diretto da Antonio Maria Costa, che ripropone la stessa ricetta del suo predecessore.
Quali sono i possibili risultati della conferenza che sta per cominciare a Vienna?
I ministri si riuniranno a Vienna per dare una prima valutazione del progresso fatto dal 1998 nella realizzazione del programma delle Nazioni unite contro la droga. I risultati sono incoraggianti, anche se gli obiettivi rimangono naturalmente lontani. L’obiettivo finale sarà raggiunto entro il 2008. La coltivazione della coca è comunque in forte riduzione, e potrebbe abbassarsi a livelli trascurabili; quella dell’oppio nell’Asia del Sudest è fortemente ridotta ma rimane alta in Afghanistan; mentre la coltivazione della marijuana continua dappertutto. Questo sul piano della coltivazione e della produzione, mentre per quanto riguarda l’abuso di droghe ci sono alcuni segnali incoraggianti. C’è una stabilizzazione e un declino nell’uso di eroina e cocaina, mentre il quadro delle droghe sintetiche rimane complesso. Direi che non abbiamo adeguate informazioni per trarre delle conclusioni dure, ma probabilmente l’aumento è considerevole.
Sembra esserci spesso una contraddizione tra le politiche di riduzione del danno di molti paesi europei e quelle dell’Onu. Pensiamo ad esempio alla istituzione di «stanze di consumo», come in Svizzera e altri paesi, e alla possibile depenalizzazione ed eventuale legalizzazione della cannabis. Quale sarà l’atteggiamento delle Nazioni Unite nei confronti dei paesi che vogliono attuare proprie politiche, come richiesto anche da un appello firmato da 108 deputati del Parlamento europeo?
Io sono ben consapevole di questi appelli e delle manifestazioni che ci sono state in alcune città italiane ed europee. Ma le ricordo che 108 deputati sono meno del 16 per cento del Parlamento europeo, il che significa che la stragrande maggioranza del Parlamento non è d’accordo con quelle istanze. Per quanto riguarda lo slogan «riduzione del danno» devo dirle che non mi spaventa. L’intero lavoro dell’Ufficio droga e crimine delle Nazioni unite è imperniato sulla riduzione del danno. Quando attraverso i nostri meccanismi si arrestano dei narcotrafficanti si riduce il danno. Quando si inducono i contadini ad intraprendere nuove coltivazioni è riduzione del danno. Quando i governi stabiliscono nuove misure per rispettare i dettati delle convenzioni contro la droga o per prevenire l’uso di droghe è riduzione del danno. Io vorrei chiedere a tutti coloro che sono coinvolti in questa diatriba che bisogna concentrarsi sulla cosa davvero importante, e cioè a spingere le nostre società a ridurre il consumo, fino ad arrivare all’astinenza dalle droghe.
Come sarà articolata la Conferenza di Vienna?
Nei primi giorni ci saranno riunioni tecniche della Commissione contro la droga delle Nazioni unite, nel corso delle quali si farà il quadro della situazione per i vari prodotti, le diverse droghe, i mercati e i vari anelli della catena, dalla coltivazione alla produzione, al traffico, al consumo e alla prevenzione. Si discuteranno gli approcci che noi ed io in particolare stiamo portando avanti, approcci che combinano sia la prevenzione sia la lotta contro il traffico, e che riguardano sia la riduzione della domanda che dell’offerta di droga. Valuteremo l’opportunità di aiutare i contadini dei paesi andini, dell’Afghanistan e del Sud-est asiatico, che sono coloro che forniscono la materia prima per la droga. Cercheremo di aiutarli a passare a colture lecite. Così lotteremo contro il traffico e contro coloro che approfittano sia dei contadini che della disperazione dei drogati, tenendo presente che droga e crimine sono simbiotici e perciò bisogna lottare contro gli uni e gli altri.