Spettabile redazione,
in questi giorni le parole “AIDS” e “sieropositivo” hanno ottenuto le prime pagine della stampa nazionale.
E’ il caso di un grave atto di violenza ai danni di una donna occorso negli Stati Uniti e dello svelamento di illazioni che riguarderebbero la sieropositività di un imputato italiano a un processo per reati di incontestabile gravità.
In attesa che la Giustizia, in entrambi i casi, arrivi a un pronunciamento, oltre a esprimere la nostra totale solidarietà alle vittime dei reati, non possiamo che esprimere profondo disagio per la superficialità e leggerezza con la quale i giornalisti italiani hanno trattato la tematica.
Abbiamo letto di “incubo AIDS”, di “choc”, di “tragica ammissione” e altre amenità in articoli che attestano l’incapacità della maggioranza dei giornalisti italiani di maneggiare l’argomento.
Tutto è diventato un “malati di aids”, cosa ben diversa dalla condizione di sieropositività, e in entrambi i casi il virus dell’hiv è stato utilizzato come una parola sporca, quasi fosse la sentina di ogni male.
Ben consci dell’estrema gravità delle imputazioni mosse in entrambi i processi, che meritano profonda e rapida verifica giudiziaria, siamo però a rammentare ai giornalisti che quello di svelare la sieropositività di una persona, e di farlo con toni e linguaggi di chiaro stampo scandalistico è un approccio brutale .
La sieropositività è una condizione che coinvolge oggi migliaia di cittadini e cittadine italiane (eterosessuali e/o omosessuali), molti dei quali si trovano a viverla ogni giorno con profonda difficoltà proprio a causa dello stigma sociale a essa ancora associato.
Perpetrare questo stigma associando la sieropositività al male, a reati gravissimi, significa ferire profondamente una parte della popolazione e vanificare il lavoro di molte associazioni che da anni in tutta Italia lavorano per la visibilità ed il pieno riconoscimento dei diritti delle persone HIV + (eterosessuali e/o omosessuali).
ANLAIDS
Arcigay
LILA
Nadir Onlus