La loro disponibilità condurrebbe a maggiori benefici economici a lungo termine.Il libero accesso ai dati risultanti dalle ricerche finanziate dagli enti pubblici è essenziale per il progresso della scienza e del bene comune. Tuttavia, la mancanza di coerenza nelle politiche dei governi e della comunità scientifica ostacola il raggiungimento di questo obiettivo. Lo sostiene una relazione pubblicata sul numero del 19 marzo della rivista “Science”. Il libero accesso condurrebbe a maggiori benefici economici a lungo termine, alla formazione di migliori esperti di decision-making e a un progresso più rapido nella stessa scienza. Il gruppo internazionale di esperti che ha curato la relazione ha studiato l’argomento per conto dell’Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) che riunisce 30 nazioni. “I paesi di tutto il mondo – spiega Peter Arzberger dell’Università della California di San Diego, primo autore dello studio – hanno investito ingenti cifre in campi emergenti come l’e-science e le infrastrutture che consentiranno ai ricercatori di avere accesso ad archivi di dati, strumenti, computer e conoscenze indipendentemente dalla collocazione geografica. D’altro canto, queste capacità tecnologiche nei prossimi anni presenteranno anche molte sfide sociali e politiche che dovranno essere affrontate”. Gli autori della relazione invitano l’OECD a sviluppare un set di linee guida per assicurare “un accesso ottimale ed economico” ai dati digitali risultati dalle ricerche finanziate dagli enti pubblici.