All’origine era la marijuana, una droga capace anche di stimolare l’appetito. Poi venne l’idea di un farmaco con effetto contrario, capace cioè di contrastare il desiderio di cibo e, perché no, anche di annullare il piacere della sigaretta.Oggi la comunità scientifica ha in mano una cura rivoluzionaria per il trattamento, in contemporanea, dell’obesità e della dipendenza da fumo. Il farmaco è frutto della ricerca francese, si chiama «rimonabant» e la sua efficacia è stata dimostrata da due studi presentati, in anteprima mondiale, al congresso annuale dell’ American college of cardiology in corso a New Orleans.
«La marijuana – spiega Uberto Fagotto, un ricercatore rientrato dal Max Planck di Monaco all’Università di Bologna nel centro di endocrinologia diretto da Renato Pasquali – contiene almeno una sessantina di composti attivi che stimolano il cervello ed è stata usata per aumentare il peso nei malati di Aids o di cancro; il nuovo farmaco, il “rimonabant”, è invece superselettivo: inibisce un recettore specifico per gli endocannabinoidi, sostanze prodotte dal cervello, che stimolano il senso di fame e fanno apprezzare soprattutto i cibi appetitosi e ricchi di grassi. Queste sostanze, che risultano aumentate nell’obeso, hanno a che fare anche con la gratificazione da fumo». Il «rimonabant» agisce sul cervello, riequilibrando il sistema degli endocannabinoidi e, in più, ha un effetto alla periferia, direttamente sul tessuto adiposo. I risultati dei primi due studi sul farmaco, condotti su circa 1.000 pazienti obesi (40 italiani) e su oltre 700 fumatori hanno dimostrato che il «rimonabant» è in grado di ridurre il peso corporeo, e in particolare la «pancetta» considerata un importante segnale di rischio cardiovascolare, del 5-10%, senza recupero dei chili perduti e con un aumento del colesterolo buono nel sangue e una diminuzione dei trigliceridi. Per i fumatori, invece, il farmaco raddoppia la chance di abbandonare il vizio senza guadagnare peso. «La paura di ingrassare – commenta Fagotto – è uno dei motivi per cui le donne, soprattutto, non vogliono smettere di fumare». Per confermare gli effetti del farmaco sono in corso altri tre studi per un totale di oltre 13mila pazienti e il «rimonabant» dovrebbe entrare in commercio nel 2006, forse prima.
Obesità e fumo sono due importanti fattori di rischio cardiovascolare, insieme a ipertensione, diabete, aumento del colesterolo «cattivo» Ldl e dei trigliceridi o diminuzione del colesterolo «buono» Hdl. Il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari non è dato dalla «somma» dei singoli fattori, ma è il «prodotto» della contemporanea presenza di più fattori che si potenziano. «Visti i molteplici effetti del “rimonabant” – ricorda Gabriel Steg dell’Ospedale Bichat di Parigi – è come avere una pillola invece di cinque o sei». Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel mondo occidentale, con 17 milioni di vittime all’anno, secondo l’Oms. Un miliardo le persone in soprappeso e 300 milioni gli obesi (in Italia il 9% della popolazione), mentre 5 milioni le vittime del fumo: i fumatori (26,7% degli italiani) corrono un rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari superiore del 70% rispetto ai non fumatori.