In piazza per il contratto e per il diritto alla salute. Allarme regioni: senza finanziamenti aggiuntivi già dal 2004 non saranno garantiti i livelli essenziali di assistenza in tutto il paese. Manifestazione Nazionale a Roma il 24 aprile.Medici, specializzandi, biologi, farmacisti, personale tecnico-amministrativo, veterinari e professionisti del Ssn, sindacati, ma anche medici convenzionati. Insieme una cinquantina di sigle sindacali. Sono tutti uniti in quella che definiscono la «vertenza per la salute», ossia una mobilitazione che vuole riaffermare la validità del Servizio sanitario pubblico e nazionale e chiede il rinnovo contrattuale con manifestazioni e scioperi nazionali. Dopo lo sciopero dello scorso 9 febbraio e l’incontro di ieri tra medici, sindacati e regioni, i professionisti della sanità hanno rilanciato la loro mobilitazione. Dalle istituzioni, infatti, non è arrivata nessuna risposta. Anzi. «Il governo – commenta Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici – ha risposto al più grande sciopero dei medici del Ssn con un silenzio inaudito». Mentre dalle regioni è arrivato un dato allarmante. «Per gli assessori alla sanità – racconta Serafino Zucchelli, presidente dell’Anaao assomed – il 2004 chiuderà con un deficit sanitario da record, mentre il 2005 sarà l’anno del non ritorno perché non ci sarà più il Fsn e per ripianare i disavanzi servirà una finanziaria dedicata solo alla sanità, dunque verrà inevitabilmente messa in dubbio la sostenibilità del sistema».
Anche se condividono la preoccupazione per i sottofinanziamenti della sanità le regioni non hanno altre risorse a disposizione. Per onorare il rinnovo contrattuale, ad esempio, inseriscono la spesa nel disavanzo del 2004. Mentre per garantire assistenza sanitaria gratuita a tutti stanno trattando il rinnovo dell’accordo dell’8 agosto 2001 con il governo. Per ora sembra che riusciranno ad ottenere solo il miliardo di euro necessario a garantire l’assistenza sanitaria degli immigrati regolarizzati con la Bossi-Fini, ma non c’è niente di ufficiale. Sull’Atto di indirizzo, la parte normativa del contratto, invece, le risposte sono più sibilline. Mentre medici e sindacati contestano il fatto che l’Atto non prevede un monte ore massimo di lavoro, taglia 4 ore di aggiornamento ed elimina il comitato dei garanti (organismo regionale di tutela che valuta le richieste di licenziamento), alcune regioni rispondono che modificare l’Atto comporterebbe un ritardo di almeno un anno sul rinnovo dei contratti, dunque tanto vale dare l’ok e partire con 12 mesi di vantaggio. Per gli specializzandi, poi , la situazione è ancor più complicata. Il dlgs del `99 prevedeva che il loro lavoro fosse regolato da un contratto subordinato di formazione, in modo da garantire sia una retribuzione economica adeguata, sia la specializzazione professionale. In realtà ad oggi lavorano con borse di studio. Ma un dl approvato in senato il 26 febbraio scorso riesce a peggiorare le cose. Prevede, infatti, un contratto non subordinato che non ha obblighi formativi e abbassa la retribuzione di circa 200 euro rispetto ad oggi.
Così, vista la situazione, la protesta dei medici va avanti. Il 24 aprile scenderanno in piazza tutti i professionisti della sanità per una manifestazione unitaria, a Roma. Il 22 marzo sarà la volta di uno sciopero nazionale dei medici e degli specializzandi del Ssn, a cui farà seguito, a inizio aprile, quello dei convenzionati. La settimana prossima , invece, si apre l’8 e 9 marzo con i camici bianchi che incroceranno le braccia per un’ora.