La parte del leone l’hanno fatta i ticket: con 641,7 mln lo Stato ha incassato in un anno una crescita boom del 90,4%.Esattamente la metà di tutta la spesa sostenuta di tasca propria dagli italiani nel 2003 per l’acquisto di farmaci: 6,493 mld. Un aumento del 17,2-17,5% sul 2002 che vale 1,168 mld. Risultato: i cittadini hanno sborsato 119,1 euro a testa per l’acquisto di medicinali non rimborsati dal Ssn. Con punte massime nelle Regioni con ticket: la Liguria (con 173,3 euro a testa) spicca su tutte, seguita dalla Lombardia (138,2).
Un Ssn che nella classe «A» (gratuita, salvo il pagamento dei ticket nelle 11 Regioni che li hanno reintrodotti) afferma di garantire tutte le cure. E che intanto l’anno scorso è riuscito a risparmiare il 5,3% sull’anno prima. Effetto-prezzi, delisting di specialità in classe «C», spinta commerciale all’acquisto di farmaci da banco, acquisti privati di farmaci rimborsabili a basso prezzo se gravati dal ticket. Sono queste, e tante altre ancora le cause della maggiore spesa farmaceutica privata consumata nel 2003. Una spesa che ha riguardato: i farmaci rimborsabili del Ssn, quelli non rimborsabili con obbligo di ricetta, i farmaci da banco distinti in «Otc» (senza obbligo di ricetta e ammessi alla pubblicità al grande pubblico) e «Sp» (senza obbligo di ricetta ma non ammessi alla pubblicità). Situazioni diverse, che hanno visto i farmaci da banco – che pesano per meno di un terzo dell’intero mercato “privato” – realizzare i più importanti aumenti di vendite in percentuale: i soli «Otc» hanno realizzato una crescita del 10-11% con 1,150 mld di fatturato e +4,2% di scatolette vendute. Ma anche per i farmaci «A» pagati direttamente dai cittadini e i «C» con obbligo di ricetta, sono aumentate le vendite: rispettivamente dell’1,64 e dell’1,9% in media nazionale.
Le cause. Ma qual è il motore dell’aumento di acquisto diretto di farmaci da parte del cittadino? Sull’acquisto di tasca propria in fascia «A» incide, oltre al già ricordato mix prezzo basso-ticket, anche la prescrizione di un farmaco per indicazioni diverse da quelle rimborsabili. Sul maggiore acquisto in fascia «C» hanno inciso, invece, più situazioni transitorie: a esempio l’acquisto di antistaminici e i prodotti per uso topico (pomate, creme, lozioni), prima esclusi e ora riammessi al rimborso. Solo gli antistaminici quotano una spesa da 100 mld: chi soffre di allergie nel 2003 se li è pagati da sé. Anche se a dominare in «C» – come segnalato più volte dall’Osmed (Osservatorio sull’uso dei farmaci della Salute) – restano gli ansiolitici (benzodiazepine): pare che soprattutto gli anziani ne facciano un ampio uso “cronico” per combattere fenomeni di depressione legati all’età, sebbene il Prontuario garantisca copertura con gli antidepressivi, rimborsati dal Ssn.
I prezzi. Tra i tanti fattori in gioco, proprio in fascia «C», un’attenzione a parte la meritano i prezzi: sono liberi – come impone la Ue – ma, secondo la Salute, sarebbero cresciuti in modo «abnorme», oltre il tasso d’inflazione. Un’accusa che ai produttori di farmaci per automedicazione (Otc e Sp) non è piaciuta affatto. L’associazione di settore, l’Anifa, attribuisce ai propri prodotti un incremento medio del 3,7%, che scende al 3,5% considerando i primi 50 prodotti che coprono il 60% del mercato e al 2,9% considerando le confezioni che coprono il 30% del mercato. Lievitazioni decisamente più incisive si sarebbero registrate invece nei listini dei farmaci «C» con obbligo di ricetta medica, con punte di aumento tra il 5 e il 18%, attestando la variazione di prezzo dei primi 40 prodotti al 5,54%. E una media generale di crescita, secondo Farmindustria, intorno al 3,5 per cento.