Al via la campagna di mobilitazione in vista del summit Onu di Vienna. Dove si manifesterà il 12 aprile.Vienna 2003: una chance per il mondo. Con questo slogan la rete europea Icn, una coalizione di Ong che si batte per la riforma della politica sulle droghe, ha lanciato una campagna di mobilitazione in vista del summit Onu sulle droghe che si terrà a Vienna dall’8 al 17 aprile prossimi (vedi il sito www.vienna2003.org). In questa sede i governi di tutto il mondo saranno chiamati a valutare la strategia che nel 1998 fu lanciata da Pino Arlacchi nell’assemblea generale dell’Onu a New York con lo slogan «un mondo libero dalla droga: possiamo farcela». Un obiettivo demagogico e insensato per una strategia i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Secondo stime delle Nazioni unite, il giro d’affari legato al mercato illegale delle droghe ammonta a oltre 16.000 dollari al secondo. In preparazione della mobilitazione di Vienna, Icn ha tenuto lunedì scorso una manifestazione di strada a Bruxelles con il lancio di palloncini contenenti semi di cannabis. Martedì la stessa rete ha promosso invece una audizione pubblica presso il Parlamento europeo con la partecipazione di parlamentari, esperti e attivisti aventi tutti uno scopo in comune: la revisione delle convenzioni Onu sulle droghe. Un obiettivo ambizioso, data la disparità delle forze in campo. Tuttavia, al meeting di Vienna l’Europa può giocare un ruolo importante, proponendo il suo modello alternativo basato sulle esperienze più avanzate. Per raggiungere questo obiettivo è necessario l’impegno tanto dei politici, che possono far valere le loro ragioni nelle sedi istituzionali, quanto di tutti i militanti antiproibizionisti. Questi ultimi manifesteranno a Vienna sabato 12 aprile davanti alla sede dell’agenzia Onu Undcp (partenza alle ore 15 dall’Università di Vienna, Schottentor, primo distretto). Sempre a Vienna, è prevista inoltre una conferenza alternativa dal 10 al 13 aprile (vedi il sito web www.u-n-o.org). La rete Mdma (movimento di massa antiproibizionista) partecipa alla mobilitazione con lo slogan “No war, no war on drugs”, a sottolineare lo stretto rapporto che unisce la proibizione sulle droghe, che gli Usa vorrebbero imporre a tutto il mondo, e la drammatica escalation militare dell’America alla quale stiamo assistendo.
Sul fronte istituzionale, qualche risultato comincia ad arrivare. L’eurodeputata olandese Kathalijne Buitenweg (gruppo Verdi) ha presentato una risoluzione in cui si chiede di eseguire uno studio che valuti gli effetti delle convenzioni Onu sulle droghe. La risoluzione, che sarà discussa in commissione diritti civili tra circa due settimane, chiede inoltre la riclassificazione delle sostanze (in particolare la cannabis) che nella convenzione del 1961 è inserita nella stessa tabella dell’eroina.
Molti gli interventi nel corso della giornata, i cui lavori sono stati aperti dall’europarlamentare inglese Chris Davies, «ospite» dell’iniziativa. I numerosi interventi hanno offerto una panoramica ampia e variegata delle esperienze europee dalla Gran Bretagna alla Francia, dall’Italia alla Spagna, all’Olanda al Portogallo alla Svizzera, prospettando inoltre diverse strategie di legalizzazione. Così, mentre Francis Caballero (Francia) ha parlato di «legalizzazione controllata», Freek Polak (Olanda) ha analizzato diverse opzioni possibili di legalizzazione, mentre Martin Jelsma (Olanda) ha ricordato come gli obiettivi che l’Onu si è data apparissero già irrealistici nel 1998, e ha individuato quattro punti cruciali: l’introduzione della riduzione del danno nel dibattito Onu sulle droghe; una maggiore elasticità delle politiche che regolano la produzione e la cessione; il tentativo di migliorare il clima del dibattito Onu sulle droghe; la revisione delle convenzioni Onu sulla droga. Franco Corleone (presidente Forum Droghe), dal canto suo, ha proposto una pratica di «svuotamento dall’interno» delle convenzioni Onu da parte dei governi nazionali, che dovrebbero non solo legiferare in senso liberale, ma altresì rivendicare la legittimità di questi atti.