Mentre Jacques Chirac dichiarava di essere pronto ad appoggiare Prodi nel tentativo di portare nelle casse del Fondo Globale il miliardo di euro promesso ad Evian, un militante di Act Up si alza in piedi e grida “Ne abbiamo abbastanza di promesse [..] vergogna”. E gli organizzatori della 2.a conferenza internazionale dell’International Aids Society di Parigi decidono di fare intervenire la polizia.“Siamo ancora lontani dal miliardo di euro che tutti vogliamo, e che rimane l’obiettivo dell’Unione Europea”. Questo il contenuto del discorso di Romano Prodi nel corso della cerimonia di chiusura della seconda conferenza internazionale dell’International Aids Society tenutasi a Parigi, dal 13 al 16 Luglio. Mentre Jacques Chirac, con un’espressione di circostanza, dichiarava di essere pronto ad appoggiare Prodi nel tentativo di portare nelle casse del Fondo Globale il miliardo di euro promesso ad Evian, un militante di Act Up si alza in piedi e grida “Ne abbiamo abbastanza di promesse [..] vergogna”. Per alcuni minuti si scatena il finimondo nell’anfiteatro del palazzo dei congressi. Una protesta attesa che ha visto protagonisti una cinquantina di attivisti della “campagna per l’accesso ai trattamenti”. Basta poco perché da ogni angolo dell’anfiteatro facciano la loro comparsa decine di poliziotti in borghese. In pochi minuti immobilizzano gli attivisti che protestavano pacificamente contro quella che, solo pochi giorni prima, tra gli applausi dei delegati, Nelson Mandela aveva definito una parodia dei diritti umani. “Se abbandoneremo chi sta morendo di Aids, non potremo più dirci persone per bene. Dobbiamo agire subito, per il bene del pianeta […] il tempo delle promesse è finito”. Nelson Mandela, ospite della seconda giornata della Conferenza della Società internazionale dell’aids (Ias), ha infatti denunciato vigorosamente le «menzogne dei donatori»: ha chiesto che i «sei milioni di malati di aids» possano tutti accedere alle cure. Mandela aveva appena finito di parlare, che dei manifestanti hanno interrotto brevemente la conferenza: hanno scandito slogan a favore dell’accesso di tutti alla cure. Mandela ha applaudito e ha invitato uno di loro sul palco, per discutere, dopo aver sollecitato i politici ad agire. Putroppo la risposta degli argenti in borghese, e degli organizzatori della conferenza, durante la cerimonia di chiusura, è stata quella di allontanare con la forza gli attivisti, strappare gli striscioni che chiedevano di farla finita con le parole e iniziare, finalmente, ad agire, cacciare gli attivisti ad uno ad uno, per permettere a Jacques Chirac di parlare, e promettere, per l’ennesima volta, un maggiore impegno dell’occidente. Parole vuote, che lasciano dietro di sé un carico di rabbia e di frustrazione immensa. Si è chiusa così, nel peggiore dei modi, la seconda conferenza internazionale dell’International Aids Society. Una conferenza ambigua, conclusasi nel più ambiguo dei modi. Una conferenza che messo in evidenza – ancora una volta – il fallimento della comunità scientifica e della comunità internazionale, nel tradurre in azione concreta il progresso scientifico là dove è più necessario, nelle comunità del Sud del mondo, nelle regioni più povere del pianeta. Un’ingiustizia globale che non è possibile tollerare ulteriormente. La conferenza si è ridotta ad un mare di promesse che lasciano dietro di se ancora più rabbia e frustrazione, segnando ancora una volta la differenza tra la comunità scientifica che, priva di qualsiasi argomento per giustificare l’incapacità dell’occidente nel dare una risposta concreta al genocidio che produce ormai 18,000 morti al giorno, continua a firmare petizioni, e gli attivisti, che chiedono impegni ed azioni immediate. Il giorno precedente, mentre i lavori della conferenza erano in pieno svolgimento, in un albergo a due passi dal palazzo dei congressi si erano incontrati i ministri della sanità dei paesi più ricchi del mondo, le multinazionali farmaceutiche, esponenti del mondo degli affari. L’obiettivo dell’incontro? Trovare il modo di tenere in vita il fondo globale per la lotta contro Aids, Tubercolosi e Malaria. “Chiediamo che il Fondo Globale sia messo nelle condizioni di lavorare” aveva detto Tommy Thompson, segretario di stato per la sanità negli Stati Uniti, ed attuale Chair del Fondo Globale. “E’una guerra che ci riguarda tutti. E che ha già fatto più morti di qualsiasi altra Guerra nella storia dell’umanità”. Pochi minuti più tardi, come a fargli eco, Jeffrey Sachs, ex-consigliere per l’economia di Bill Clinton: “Ad oggi, il budget del Fondo Globale rappresenta meno della metà di quanto gli Stati Uniti spendono ogni giorno per la guerra in Iraq […] se non riusciremo a fare qualcosa, daremo responsabili di 7 milioni di morti, che potrebbero essere altrimenti evitate. I bei discorsi non servono a nulla. Il Fondo Globale ha bisogno di almeno 7 miliardi di dollari per fare il suo lavoro. Li avrà?”. Nient’altro che ipocrisia secondo Zacki Achmart, uno dei leader del movimento delle persone sieropositive sudafricane “C’è troppa ipocrisia in quello che ascolto. Perché l’Unione Europea fa così poco? Perché il Giappone fa così poco? Cosa fanno i paesi del Golfo? Cosa fanno le multinazionali?”. Tuttavia, la giornata non è stata del tutto in utile. La Germania ha deciso di aggiungere 100 milioni di euro al suo contributo. La fondazione Bill Gates foundation ha contribuito con 50 milioni di euro. L’Irlanda ha promesso 7,1 milioni di euro. La Grecia ne ha promessi 250 000. E nel corso della cerimonia di chiusura della conferenza dell’International Aids Society Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, ha promesso 460 milioni di euro da parte dell’Unione Europea. “Una cifra ben lontana dal miliardo di euro, che rimane ancora il nostro obiettivo” ha detto Prodi, aggiungendo che l’Europa è il primo contribuente del Fondo Globale. Poi – una volta allontanati gli attivisti – Chirac ha concluso la cerimonia. Nessun impegno concreto, anche se una volta ancora Chirac ha ricordato che in futuro “dovremo cercare altre fonti di finanziamento, come la tassazione delle transazioni commerciali e finanziare e, nel medio temine, il ricorso alla tassazione internazionale”. Certo, ma quando?”. Rimane l’amarezza per l’ennesima occasione mancata, e una domanda: “Era davvero necessario chiedere che gli attivisti venissero cacciati?