Sono state approvate senza esitazioni dal Senato le modifiche al codice della privacy (Dlgs 196/2003, in vigore dal 1° gennaio) inserite nel Dl 10/2004 sulle emergenze sanitarie. I partigiani della privacy a misura di medico di famiglia hanno vinto il “testa a testa” con il Garante per la protezione dei dati personali per alleggerire i vincoli sul trattamento dei dati sensibili dei pazienti. Nel decreto, via libera a tutti gli altri “vagoncini”: dai “contratti di formazione specialistica” per gli specializzandi alla sanatoria delle cessioni di farmacie comunali, alle catene di grossisti (emendamento “salva-Milano”), facendo lievitare da 4 a 12 gli articoli del provvedimento. Ma il cuore del provvedimento – e delle polemiche – è stata la modifica del codice della privacy. Che prevede, in sintesi, che i medici di famiglia potranno continuare a trattare i loro pazienti secondo le abituali regole deontologiche (dunque anche a chiamarli per nome); dovranno “criptare” (coprendoli con un apposito tagliando) od omettere i dati del paziente sulla ricetta solo su richiesta di quest’ultimo; saranno esentati dall’obbligo (e relativo onere) di notificare al Garante l’intenzione di trattare i dati personali del paziente e dovranno adottare da subito le normali modalità di raccolta del consenso da parte del paziente. “L’emendamento è stato meditatissimo – ha commentato Rossana Boldi (Lega), prima firmataria della modifica – poco meditato semmai è il testo del codice”. E’ dunque caduta nel vuoto la lettera che il Garante Stefano Rodotà, prima del voto, aveva inviato a tutti i senatori, provocando la levata di scudi sia da parte degli stessi senatori, sia da parte dei medici di famiglia. Ma, secondo Mario Falconi (Fimmg), “il Garante si è detto disponibile ad affrontare il problema sia con atti formali sia con interventi propositivi presso il Parlamento. Lo spirito – aggiunge Falconi – dunque è quello di lavorare insieme per far applicare la legge sulla privacy in maniera appropriata”.